Un cambiamento industriale deve partire dalla responsabilità sulle conseguenze che potrebbe generare

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Ogni tanto bisogna anche dare dati reali relativi al mondo del gioco d’azzardo pubblico ed a quello dei casino online: cifre esatte che girano in questo settore e che, finalmente, dovrebbero dare il senso di quanto gli operatori investono nella loro attività così osteggiata. Investimenti di settore da oltre mezzo miliardo l’anno sono importi da non trattare in modo semplicistico come è stato fatto sino ad ora e devono fare anche riflettere su alcune questioni fondamentali che si riferiscono al comparto delle slot machine.

Questo comparto, d’altra parte, sembra proprio l’unico che risvegli l’attenzione sia dei politici che dell’opinione pubblica da un lato e demonizzazioni e vessazioni da un altro e qui si vogliono “spendere due parole” sui rapporti che intercorrono tra gli operatori del gioco lecito -quelli dediti prevalentemente agli apparecchi da intrattenimento- ed il circuito bancario, finanziario ed assicurativo.

Questa questione coinvolge gli istituti di credito per circa un miliardo e per circa la stessa cifra gli altri “attori finanziari”, ma che in effetti poi si riverserebbero sempre sul circuito bancario. Perché, ora, si vuole fare questo discorso? Perché questo segmento del settore ha dovuto supportare due sostituzioni di parco Awp in soli tre anni (prima il 74%, poi il 70%) ed a dovuto con questi accadimenti ricorrere a prestiti od affidamenti. Altri affidamenti, inoltre, per sopperire ad un extra-gettito erariale strutturale passato da 500 milioni del 2014 a 1,4 miliardi dello scorso anno, 2016. Ed, infine, prestiti ed affidamenti ai quali gli operatori si sono avvicinati per sopravvivere alle limitazioni metriche ed orarie relative alle loro attività ludiche che sono state introdotte dai vari Comuni.

Da tenere presente poi, in questo contesto, che la “tenuta delle banche” è diventata un “problema” da quando è stato introdotto il singolare percorso di coprire le “sofferenze” con danaro pubblico e questo obbliga a considerare qualsiasi progetto di riforma (fatto passare per una sorta di riordino degli apparecchi di intrattenimento) anche alla luce delle ricadute che potrebbero riversarsi sul circuito creditizio.

L’industria del gioco, da parte sua, ha già cercato di organizzarsi relativamente alla razionalizzazione, alla riduzione ed alla risistemazione dei punti gioco: ha dovuto trovare soluzioni e strategie che consentano di evitare la trasformazione delle esposizioni in sofferenza. Ma il “muoversi” del gioco e dei casino online dal vivo non è stato fatto con slogan o con dichiarazioni roboanti, ma unicamente con una tabella econometrica che rappresenta sia il punto di rottura di un sistema a doppia rete dedicata e generalista, sia il punto di equilibrio del sistema stesso.

Ovviamente, la proposta industriale si differenzia da quella sino ad oggi formalizzata dal Governo, anche se di poco. Quindi sarebbe doveroso guardare particolarmente alla pianificazione anche della questione industriale rappresentata da esposizioni per ben due miliardi che diventerebbero immediatamente sofferenza in presenza di una quasi totale interruzione delle attività dell’aziende di gioco coinvolte.

Perseguire un cambiamento industriale e portarlo al suo completamento dovrebbe essere sempre e comunque un atto di assunzione di responsabilità sugli effetti che questo cambiamento potrebbe generare o genera, e non deve essere soltanto una “cavalcata di un esercizio dialettico”: tutti coloro che sono coinvolti in compiti istituzionali non possono sottrarsi, come quasi sempre fanno, dall’affrontare le questioni pregnanti, e sopratutto non possono esimersi dal rappresentare la linea “gestionale che si intende adottare”. A salvaguardia degli interessi di tutti gli attori coinvolti. Ma con il gioco sembra proprio non essere così.