Manifesti: oggetti cult da collezione anche nell’era del digitale?

0
1956

L’arte delle locandine del cinema
Sono da sempre il “biglietto da visita” per presentare il film al pubblico e dal quale capire qualche particolare prima della visione. Molte nei decenni passati sono state commissionate ad artisti veri perché creassero quelle che in alcuni casi sarebbero diventate delle vere e proprie opere d’arte.
A partire dagli anni ’80 però è cessata la pratica di dipingerle e si è passati a stampare i manifesti, che sarebbero comunque rimasti, in rari ma eccellenti casi, come oggetti cult da collezionare.
Molte sono state prodotte come fotografie e alcune, a dispetto del poco successo del film, sono invece rimaste come un’icona. In casi isolati, come in Italia e in Giappone, le locandine venivano rifatte di sana pianta esclusivamente per il mercato nazionale.
Le migliori performance si sono viste con le locandine di film horror/fantasy ma anche con quelle dei film anni ’70 americani.
Ci sono anche locandine di film italiani anche se poche ma comunque valide e degne di essere menzionate tra quelle memorabili, come “I soliti ignoti”, locandina che si distinse per l’originalità: un giornale sul quale c’erano le facce dei protagonisti, che nel film proveranno il “colpo del secolo”. Al giorno d’oggi, forse, è un po’ più difficile che una locandina cinematografica faccia storia; vuoi perché anche la grafica fatta al pc è una tipologia di arte che sta prendendo piede, soprattutto fra i giovani, e stampare questi manifesti è abbastanza facile se consideriamo i vari servizi online. Potremmo dire che oggi l’arte viene riconosciuta più nel concetto raffigurato piuttosto che nella procedura usata per fargli prendere forma; distinzione che in passato non si faceva.

Le migliori locandine di tutti i tempi
Tra quelle che hanno accompagnato il successo del film c’è quella de “La donna che visse due volte” di un maestro del giallo come Hitchcock. Lo sfondo è rosso con i corpi di un uomo e una donna, di cui si distinguono solo i contorni, che sembrano precipitare in un vortice concentrico con un messaggio più che mai evocativo dell’incubo.
Per il film “Platoon” del ’86 la locandina riprende la scena clou del film, dove si vede l’attore inginocchiato e dietro di lui le fiamme dei combattimenti che rievocano la guerra nel Vietnam. Un’immagine forte che rimane nella mente di chi la osserva.
Un colossal come “Via col vento” non poteva che avere una locandina altrettanto potente, dove in primo piano c’è la coppia protagonista in atteggiamenti sensuali ma dietro lo sfondo dell’epopea americana tra fiamme e passione.
Anche il film di fantascienza “Alien” ha avuto una presentazione con un manifesto molto misterioso, secondo la volontà della produzione. La scelta però del soggetto (un uovo che sta per schiudersi) e dei colori (sfondo nero con sprazzi di verde bottiglia e il raggio di luce che fuoriesce dal guscio), creano quella giusta componente di curiosità e inquietudine, che preannuncia con maestria l’opera di un film che è rimasto nella storia del cinema.
Un altro film cult che ha avuto successo più di altri film con lo stesso super eroe, è “Superman returns” con il bellissimo Brandon Routh, attore che lo incarna perfettamente, e dove lo stesso è ritratto fluttuante con la Terra lontana al di sotto dei suoi piedi. È di certo la più bella tra le locandine di film con Superman.
Per il film “Showgirls” che in pochi ricorderanno perché fu un “quasi fiasco”, fu ideata una locandina fuori dagli schemi: su uno sfondo nero si intravede “un pezzo” di donna come se fosse dietro a un sipario, di cui si distingue perfettamente una gamba molto sensuale, il busto con il centro del seno e la parte inferire del viso, presumibilmente nuda. Il vedo-non-vedo, la femminilità e l’essenzialità di quest’opera lasciano increduli per la genialità.