Tim Cook: privacy e sicurezza nazionale possono convivere

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Tim Cook, CEO di Apple in una lunga intervista durante la trasmissione ’60 minutes’ ha parlato delle sfide che attendono Apple. Nel bene e nel male la società di Cupertino è un gigante della tecnologia, in un’epoca dove la tecnologia condiziona pesantemente la società e l’economia. Tim Cook, intervistato da Charlie Rose ha parlato un po’ di tutto, dalla posizione fiscale di Apple, al rapporto con la sicurezza e la privacy nell’epoca del terrorismo.

L’intervista si apre con un riconoscimento a Steve Jobs, Apple è e sarà sempre l’azienda di Steve Jobs. Lo spirito con la quale è stata creata è lo stesso che viene condiviso da tutti coloro che a diverso titolo partecipano ai processi aziendali, da Jeff Williams, recentemente nominato direttore operativo a Jony Ive Chief Designer, a Eddie Cue.

Apple e le Automobili senza pilota

Il primo acuto della trasmissione si registra quando Charlie Rose tenta di fare ammettere a Tim Cooks che Apple sta lavorando su macchine a guida autonoma, ovvero se Apple ha intenzione di entrare nel mercato delle Auto senza pilota.

La risposta di Tim Cook è interlocutoria, sorridendo dice:

“Una delle grandi cose di Apple è che ha probabilmente più segreti della CIA”

Apple e la manodopera cinese

Pochi minuti dopo, l’intervista si fa ancora più scottante. La discussione si sposta su un tema delicato come quello dello sfruttamento della manodopera cinese. La domanda è secca e precisa:

“Apple impiega un milione di persone per produrre i propri prodotti in Cina. Perché non sposta la produzione a casa propria?”

Il terreno è spinoso e Tim Cook spiega la scelta di Apple di utilizzare manodopera cinese perché culturalmente più centrata sul valore del lavoro. La risposta di Cook è:

“La Cina è incredibilmente orientata alla produzione. Possiede quello che noi potremmo chiamare, una vocazione verso questo tipo di competenza. Gli Stati uniti nel tempo hanno perso questo tipo questo tipo di competenza. In America qualunque azienda produttrice e qualunque strumento potrebbe probabilmente essere contenuto in una stanza delle dimensioni simili a quella dove siamo seduti adesso, in Cina avreste bisogno di diversi campi di calcio”

La domanda seguente se possibile è ancora più scottante

“La produzione in Cina ha portato alcune serie preoccupazioni sul tema del lavoro, riguardo all’età degli impiegati, le condizioni e le ore di lavoro. Dopo una serie di suicidi in Foxconn nel 2010 l’azienda ha installato alcune reti di sicurezza per proteggere i dormitori dei dipendenti. Apple ha una responsabilità nel verificare le condizioni di lavoro nei luoghi di produzione e assicurarsi che qualunque motivazione che possa spingere un dipendente al suicidio sia eliminata?”

Tim Cook risponde:

“La risposta alla vostra domanda è si. Abbiamo una responsabilità e ce ne prendiamo cura. Monitoriamo costantemente la catena di produzione. Ci assicuriamo che gli standard di sicurezza siano rispettati. Verifichiamo che le condizioni di lavoro siano le migliori. Tutte le cose che potreste aspettarvi da noi e anche di più, le facciamo”.

Apple e le tasse

Sul tema delle tasse, Tim Cook critica duramente il governo, con parole che suonano familiari persino a noi italiani. Alle domande pungenti dell’intervistatrice che chiede perché Apple usa sistemi per aggirare le tasse, stabilendo sedi all’estero, Tim Cook risponde:

“Ci costerebbe il 40% in più pagare le tasse in casa. Non penso sia una cosa ragionevole. Questo sistema di tassazione, Charlie, è stato pensato per l’era industriale non per l’era digitale. Si tratta di un sistema sorpassato, terribile per l’America. Avrebbe dovuto essere sistemato molti ani fa.”

Apple e la sicurezza

Sul tema della sicurezza, Tim Cook si scontra con le pressioni dei governi che chiedono di poter accedere ai dati personali degli utenti, per poter verificare che non siano pericolosi per la società. In un’epoca dove la guerra si conduce sul piano degli attentati terroristici, quello della sicurezza è un tema che tocca davvero il cuore delle persone e mette in seria difficoltà le agenzie governative. Ancor di più in America che su questo tema si scontra da tempo. Snowden è la punta dell’iceberg di una situazione sempre vissuta in equilibrio su un filo piuttosto difficile da seguire.

Le parole di Tim Cook sono piuttosto esplicite ed in difesa della privacy:

La situazione è la seguente, sugli smartphone, sugli iPhone, ci sono informazioni sullo stato di salute, informazioni finanziarie. Ci sono conversazioni personali con la vostra famiglia e con i vostri colleghi. Ci sono probabilmente segreti industriali che dovrebbero essere protetti. Il solo modo che abbiamo per farlo è criptare questi dati. Perché questo? Perché se c’è un modo per accedere a questi dati, probabilmente troverà un modo per accedervi. Ci sono persone che suggeriscono che dovremmo inserire una back door nei nostri software. Ma in realtà se qualcuno inserisce una back door, a quella back door potrebbero accedere tutti, sia i buoni sia i cattivi.

Apple ed il Governo

La posizione di Apple è dunque netta e non è mai quasi coincidente con quella del governo. Ci sono notevoli punti di distacco sulla gestione della produzione e la sua delocalizzazione in Cina, sulla posizione di Apple riguardo al pagamento delle tasse, ed infine sulla gestione della sicurezza e della privacy.

Le parole di Tim Cook però esprimono bene quanto la società moderna sia differente rispetto al passato e quanto la realtà Americana sia ancora più differente da quella del resto del mondo, se è vero che un gigante come Apple si può permettere di mantenere su uno stato quasi paritario il contraddittorio con un governo non esattamente debole come quello degli Stati Uniti.

60 Minutes ha reso disponibile a TechCrunch l’intervista integrale in inglese