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Benvenuto “Ello” l’Anti-Facebook

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Internet è un posto strano. Così capita che un gruppo di talentuosi, non proprio sconosciuti personaggi della rete, si mettano insieme e un mattoncino dopo l’altro tirino fuori un servizio che diventa subito evento, tendenza e poco dopo un successo.

Stiamo parlando di Paul Bidniz già CEO di Makes Toys, Berger & Föhr fondatori dell’omonima società di Graphic Design e Mode Set un collettivo di programmatori, tecnici e esperti della rete.

Il servizio di cui stiamo parlando si chiama “Ello” ed è un Social Network. In realtà Ello è decisamente un anti-social-network. Nasce nel silenzio più assoluto, non spende fior di milioni per una campagna di lancio, e francamente ha un look che già solo a guardarlo sembra dire “amico mio qua niente fronzoli”.

Un manifesto anti-social

Ello è anche di più. Il manifesto programmatico è una vera e propria dichiarazione di guerra a tutto ciò che è commerciale. Ello dice chiaramente che i Social Network attuali vendono i nostri profili, tutto ciò che facciamo sui social network è registrato, poi analizzato e infine sintetizzato in un profilo. Ciò che siamo sui Social è un oggetto da vendere agli investitori.

Ora chi mastica un po’ di Internet e di come funziona il Web non si scandalizza di fronte a questo tipo di affermazioni. In qualche modo il web deve avere anche un ritorno economico per chi ci investe forza ed energia.

Eppure Ello ci insegna che c’è un altro modo di intendere il Social. Un modo dove gli utenti possono rimanere realmente anonimi, dove non c’è un risvolto economico, dove si può utilizzare un Social Network per il solo gusto e piacere di comunicare con le altre persone, senza per questo dover essere interroti da pubblicità o senza doversi sentire come merce in vendita.

Il manifesto di Ello dice:

“Il tuo social network è proprietà degli investitori.

Ogni post che condividi, ogni amico che fa parte del tuo network, ogni link che segui, è tracciato, registrato e convertito in un dato. Gli investitori comprano i dati così che possano mostrarti sempre più pubblicità. Voi siete un prodotto comprato e venduto.

Noi crediamo che ci sia un modo migliore. Noi crediamo nell’audacia. Noi crediamo che la persone che creano le cose e le persone che le usano dovrebbero essere una società.

Noi crediamo che un social network possa essere uno strumento per una maggiore responsabilizzazione. Non uno strumento per ingannare, costringere e manipolare – ma un posto per collegare, creare e celebrare la vita.

Voi non siete un prodotto.”

La diffusione del messaggio

Così di mouse in mouse, di tastiera in tastiera, di schermo in schermo il verbo di Ello si è diffuso ed è diventato prima un sussurro leggero poi un vento imponente ed infine una tempesta che non smuove ma infastidisce i giganti dei social network.

Ello ha guadagnato 20.000 utenti in un paio d’ore ed è in continua crescita, se ne parla ovviamente su ….twitter, facebook, google+ tanto che attualmente il servizio è solo ad inviti.

Sarà il fascino di quella grafica essenziale, i font courier in stile un po’ geek, quel suo essere intrinsecamente alternativo ma il popolo del web non smette di andare a bussare alle porte di Ello per ottenere un invito.

Ma chi paga?

Attenzione che non è tutto oro quello che luccica. Come abbiamo già detto tenere in piedi un social network di successo non è roba che costi quanto un piatto di lenticchie ed un tozzo di pane. Ed Ello per quanto sia portatore di un messaggio interessante e positivo non può certo pagare la propria infrastruttura solo con i buoni propositi.

Sembrerebbe dunque, che Ello sarà free e liberamente utilizzabile da tutti ma per usuffruire di alcuni extra come per esempio avere più di un account con un unico login ci sarà da pagare un costo intorno ai 2$, e così via per una serie di servizi premium tutti da inventare.

A dire il vero Ello non è il primo Social Network alternativo che ha tentato di buttare giù dal trono i vari Facebook, Twitter e Google+ e nessuno fino ad ora è riuscito a guadagnarsi più di un posto al sole per qualche giorno. Vedremo se la filosofia anti-commerciale di Ello sarà vincente

Il nostro Mac è vulnerabile a Shellshock? Il test per scoprirlo

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Shellshock è una nuova vulnerabilità che mette a rischio sistemi Mac e Linux, consentendo a un hacker malintenzionato di iniettare codice nel sistema. Un semplice test permette di scoprire se il nostro sistema è vulnerabile.

Un attacco Shellshock usa uno script bash per accedere al nostro computer: da lì è possibile lanciare applicazioni e accedere a file, come se si fosse fisicamente presenti. Questo script colpisce solo sistemi basati su Unix, risultano quindi vulnerabili i sistemi operativi Mac e Linux.

Il test che possiamo effettuare consiste nell’avviare il terminale a riga di comando e scrivere:

Screenshot 2014-09-26 08.22.56

 

Se il nostro sistema non è vulnerabile, riceveremo questo messaggio:

Screenshot 2014-09-26 08.23.47

 

In caso contrario, Shellshock costituisce una minaccia, otterremo questo:

Screenshot 2014-09-26 08.24.35

 

Un altro modo per scoprire se siamo a rischio, è controllare la versione di Bash che gira sul nostro sistema:

Screenshot 2014-09-26 08.24.44

 

La release vulnerabile è la numero 3.2.51(1): quindi se otteniamo questo risultato, il nostro sistema ha bisogno di essere aggiornato. Al momento, per molte distribuzioni Linux è disponibile una patch, mentre per Mac non è stata ancora rilasciata alcuna procedura automatica. Possiamo però risolvere il bug aggiornando manualmente Bash, utilizzando questa guida (in inglese).

 

 

Cosa è Shellsock

Shellshock è la più recente vulnerabilità scoperta per i sistemi Mac e Linux e gli esperti dicono che, oltre a rappresentare una grave minaccia per i computer affetti, rischia di diventare “endemica” e restare in giro per anni. Shellshock colpisce una parte di software chiamata “Bash”, un’interfaccia a riga di comando che permette agli utenti di dialogare con il sistema in stile Unix. Anche se non la vediamo, è molto probabile Bash stia girando in background sul nostro sistema.

 

Perché preoccuparsi

Senza scendere troppo nei dettagli tecnici, ci basti sapere che il bug Shellshock lascia i sistemi aperti a una grande varietà di attacchi da remoto: oltre ai server Web, Shelllock potrebbe inficiare il servizio di qualsiasi dispositivo connesso a internet e, soprattutto, esiste la concreta possibilità che un hacker possa utilizzare questa falle per entrare nel nostro PC ed estrarre informazioni private.

In realtà, comunque, la grande preoccupazione che sta montando attorno a questo bug deriva dalla estrema diffusione di Bash, che è presente in così tanti e vari sistemi che potrebbe anche non essere mai risolto del tutto.

L’ospedale sull’acqua a forma di barca a vela

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Così mentre in Italia si combatte per un letto ed un medico competente, in Tunisia si progetta una città del futuro, la Tunisia Economic City, dotata di tutti i comfort e con all’interno un ospedale avveniristico a forma di barca a vela.

A progettarlo è l’architetto Vasily Klyukin.

Sul sito http://www.vasilyklyukin.com si legge:

L’idea principale dell’architetto Klyukin e della Tunisia Economic City è costruire una clinica dove le perosone possano sentirsi calme e rilassate, e non debbano farsi assalire dalla paura dell’ansia di dover effettuare una visita medita. L’ospedale dovrà assicurarsi che gli utenti abbiamo un buon umore e forza di spirito. I visitatori devono sentirsi più come ospiti durante una crociera che pazienti. Anche le uniformi mediche ricorderanno quelle tipiche dell’equipaggio di una nave.

L’ospedale sarà costituito da quattro edifici rappresentanti altrettante vele, e l’intera costruzione sarà adagiata su un piccolo lago.

ospedale-barca-a-vela

Il progetto Tunisia Economic City è stato presentato ufficialmente in questo mese a Gammarth. La città del futuro si distenderà su 90 km quadrati lungo 18 km di litorale nella zona di Enfidha. Il costo totale previsto per attuare l’ambizioso progetto sarà intorno ai 50 miliardi di dollari. I lavori inizieranno nel 2015.

Parteciperanno alla costruzione investitori da tutto il mondo Brasile, India, Stati Uniti, Francia e Nuova Zelanda.

ospedale-barca-vela-lake

In attesa di vedere realizzata questa meraviglia noi in Italia speriamo almeno che i nostri ospedali non compaiano più nei notiziari di cronaca per scandali e inefficienze ma che al contrario garantiscano a tutti cure eccellenti. Per gli ospedali che offrono comfort da crociera possiamo ancora aspettare qualche tempo.

Murata e le sue 9 sorelle. Le bambole che danzano come un vero corpo di ballo

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D’accordo una sola bambola che balla non è una novità. Se però le bambole sono 10 e danzano in modo sincronizzato allora è abbastanza probabile che l’attento spettatore si soffermi a guardarle come accade guardando danzare i migliori corpi di ballo.

 

[youtube http://youtu.be/4SNLwzsyCR0]

 

Lei si chiama Murata, è giapponese ed è una bambola. Ha occhi di un celeste fluorescente e pompom luminosi al posto delle mani.

In realtà Murata è un vero e proprio corpo di ballo formato da bambole. Le dieci ragazze terribili usano una sfera per muoversi in tutte le direzioni sincronizzandosi fra loro.

Agitano le mani mentre ballano, e la posizione eretta è garantita da tre sensori con giroscopio che utilizzano una sorta di pendolo per compensare gli squilibri derivanti dal movimento. Un’opera ingegneristica che si trova più o meno simile nel controllo di stabilità di alcune vetture e negli stabilizzatori di alcune fotocamere digitali.

Le bambole si sincronizzano fra loro anche grazie a quattro sensori a infrarossi e cinque microfoni a ultrasuoni che rilevano la posizione degli elementi circostanti in un’area di 16 metri quadrati.

Certo i Giapponesi storicamente ci hanno abituato a grandi spettacoli basati sulla sincronizzazione del movimento e questa bambola non poteva non venire che dal Giappone.

Bisogna anche dire che Murata è anche il nome dell’omonima casa costruttrice delle bambole, e che non è solo un produttore di giocattoli ma un colosso dell’elettronica che fa della ricerca e sviluppo uno dei suoi cavalli di battaglia.

Le bambole sono bellissime e sono sicuramente un modo efficace di farsi pubblicità

LifeBeam il casco intelligente per Ciclisti

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Gli sportivi hanno un’anima tecnologica. Lo sanno bene i produttori di app, che sul fitness hanno fondato un mezzo impero. E lo sanno bene i produttori di smartwatch che lanciando i nuovi prodotti non dimenticano di inserire app per il controllo delle performance sportive.

LifeBeam però non è niente di tutto questo, non è uno smartwatch, non è una app per lo sport, non ha bisogno di un cardiofrequenzimetro legato al petto per effettuare le sue misurazioni, non è nulla che possa ritenersi estraneo al normale equipaggiamento del ciclista.

LifeBeam è un casco. Un “quasi” normale casco per ciclista, tanto che svolge più che bene il suo mestiere di proteggervi dalle cadute se fosse necessario.

LifeBeam però integra al suo interno una serie di sensori per rilevare frequenza cardiaca, consumo calorico e performance.

La singolarità di LifeBeam è proprio quella di voler essere il più discreto possibile. Si indossa come un normale casco e proprio per adattarsi meglio possibile alle vostre esigenze non è corredato da un’app particolare ma invece si interfaccia con quella che utilizzate tipicamente.

Così potete utilizzare LifeBeam integrandolo con un app per smartphone, con uno smartwatch, o un classico computer da bicicletta.

Attualmente in promozione ha un costo di 199$, al di fuori della promozione 299$. Non pochi, non molti se si pensa che prima di tutto è un casco ma che ha anche dentro di se un’elevata componente tecnologica. In altre parole se avete intenzione di comprare un casco per la vostra bici e anche un oggetto per rilevare le vostre performance, allora LifeBeam potrebbe valere la spesa. Potete ordinarlo qui

[youtube http://youtu.be/LQwOVoaxy6I]

Fifa 15 un campione annunciato

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Siamo dunque al grande giorno in cui Fifa 15 scende in campo. Il rilascio di un gioco di questo calibro significa sostanzialmente un rapido scossone alle classifiche di vendita. Fifa 15 è inesorabilmente destinato a competere per uno dei primi posti nel campionanto dei giochi più venduti nel mondo e sicuramente per la leadership in Italia.

Le novità attese sono parecchie. Prima di tutto una diversa percezione del gioco. Se in Fifa 14 si avvertiva un certo tentativo di riprodurre il tiki-taka, in Fifa 15 si cerca di recuperare uno stile di gioco più emozionante ed esplosivo.

Tutto potrebbe essere più reattivo e veloce e nonostante questo mantenere una buona dose di realismo. Anche fare Goal potrebbe essere più difficile poiché i portieri potrebbero essere maggiormente reattivi un po’ come nel calcio reale.

In ogni particolare si cerca di ottenere un effetto più coinvolgente. In ogni azione, in ogni contatto con il pubblico e con il terreno di gioco, tutto deve essere avvolto da situazioni emozionanti ed esplosive. Ci sono 600 nuove reazioni emozionali per ogni avvenimento della partita che andranno a sottolinerare lo stato emotivo dei giocatori. Allo stesso modo ci sono almeno 10 modi per celebrare un goal. Anche i cori dello stadio ed ogni dettaglio teso a ricreare l’atmosfera adrenalinica di una vera partita di calcio assumerà una straordinaria rilevanza nel corso delle partite.

In generale Fifa 15 porterà una grafica ulteriormente rinnovata e una intelligenza artificiale molto più evoluta.

Come sempre accade per ogni rilascio di Fifa si attendono pareri diversi dagli amanti del genere. Tuttavia c’è un’unica certezza, qualunque siano le caratteristiche tecniche di questa release, sicuramente Fifa 15 giocherà un ruolo da campione sul mercato dei videogiochi

GoPro Hero 4 rumors e leak

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Su Reddit è appena comparso un Thread che riassume alcune delle caratteristiche tecniche che potrebbero vedere la luce sulla GoPro Hero 4. La nuova versione di una delle videocamere più diffuse al mondo potrebbe arrivare per Ottobre, nel frattempo il toto-caratteristiche inizia ovviamente ad assumere i connotati del gioco popolare.

Per quanto riguarda i rumors comparsi su Reddit dobbiamo dire che in realtà si tratta di una raccolta di notizie assemblate in unico thread ma potrebbero contenere un minimo fondo di verità.

La nuova GoPro Hero 4 potrebbe avere uno schermo LCD Touch sul dorso, e potrebbe catturare video in 4K a 30 fps. Anche la Hero 3+ Black può registrare video in 4K ma solo a 15 FPS per cui la variazione sarebbe consistente.

Le dimensioni dovrebbero essere simili a quelle della Hero+ quindi dovrebbe essere possibile utilizzare tutti gli accessori già disponibili.

Inoltre previsto Bluetooth e GPS. Un’immagine presa da un sito canadese mostrerebbe un prezzo fra 400 e 600$.

Naturalmente quanto detto fin qui è da intendersi esclusivamente come un rumors, niente di più che un soffio di vento che si alza nell’attesa. Tuttavia la GoPro Hero 4 è veramente molto attesa e si attendono con ansia notizie ufficiali.

Rumors questa volta italiani riportano una data di rilascio non per Ottobre ma per Marzo 2015

Paypal introduce i pagamenti in Bitcoin

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Paypal introduce i pamenti in BitCoin
Per ora sarà un esperimento condotto sui soli utenti del nord America

Un altro passettino compiuto da Paypal verso la moneta virtuale: i BitCoin. Da oggi grazie ad un accordo con Bitpay, Coinbase, e GoCoin sarà possibile per i clienti del Nord America accettare pagamenti in BitCoin per le transazioni di beni digitali.

Parliamoci chiaro non è un passo da gigante e non significa che Paypal stia muovendosi in modo deciso verso l’introduzione dei BitCoin nel proprio portafoglio virtuale.

Si tratta di un’entrata in punta di piedi e comunque di un assist non da poco per la moneta virtuale, visto che Paypal è uno standard fra gli strumenti di pagamento per le transazioni online di qualunque tipo.

Sostanzialmente quello di Paypal è però da considerarsi come un test per verificare la reale efficacia della moneta di scambio Bitcoin nelle transazioni online. Un’entrata prudenziale anche per controllare da vicino l’evoluzione della legislazione in materia di Bitcoin.

Le dichiarazioni di rito del management sottolineano entusiasmo e descrivono un’atmosfera di fiducia nei confronti dell’evoluzione dei Bitcoin come moneta virtuale di scambio.

Per ora comunque l’esperimento rimane confinato ai soli clienti del Nord America.

Foto via Flickr ((CC BY-SA 2.0)) https://www.flickr.com/photos/zcopley/5914558006

Ricarica l’iPhone con il Flux Capacitor

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Flux Capacitator
Il FLux Capacitator di ThinkGeek imita quello di "RItorno al Futuro" ma è un carica-batterie per iPhone

La storia è questa: Emmet “Doc” Brown scienziato un po’ bislacco, una notte chiama Marty McFly diciassettenne studente di liceo non esattamente ordinato e disciplinato. Doc mostra a Marty la sua nuova invenzione: una macchina del tempo ottenuta modificando una DeLorean.

Il funzionamento è semplice, si azionano i circuiti temporali, si seleziona il tempo di destinazione, si accelera fino a 88 miglia orarie e a questo punto si attiva il Flux Capacitor in grado di erogare gli 1.21 Gigawatt necessari alla DeLorean per viaggiare nel tempo.

Stiamo naturalmente parlando di un film, il mitico “Ritorno al Futuro” diretto nel 1985 dall’altrettanto mitico Robert Zemeckis.

Nel film il Flux Capacitor ha l’aspetto di una scatola di metallo contenente una specie di meccanismo ad Y che si illumina per poi diventare una luce accecante nel momento in cui riesce a produrre gli 1.21 Gigawatt necessari per iniziare il trasferimento temporale.

Nell’anno 2014 se volete potete installare un Flux Capacitor nella vostra auto. Certo non viaggerete nel tempo e non produrrà 1.21 Gigawatt ma solo 2.1 ampere sufficienti per caricare il vostro iPhone attraverso una delle due porte USB poste lateralmente.

Il Flux Capacitor ovviamente sfrutta l’attacco accendisigari della vostra auto. Infine c’è un pulsantino On Off per le luci poste sul frontale.

Forse non viaggerete nel tempo ma se siete stati fan di “Ritorno al Futuro” questo Flux Capacitor sicuramente vi farà tornare indietro con la mente al 1985 e viaggerete nei pensieri dell’illuminato Doc.

Potete acquistarlo su ThinkGeek al costo di 24.99$

[youtube http://youtu.be/OMdWvZ5tob8]

Baco di sicurezza nella Bash di Linux. Il Web trema!

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A molti utenti di questo sito probabilmente la parola Bash suonerà come un’accozzaglia di lettere senza significato. Ma la Bash di Linux è praticamente il mezzo principe per inviare comandi al sistema operativo che fa funzionare buona parte di Internet e non solo.

In pratica è una interfaccia a caratteri attraverso cui si impartiscono comandi al sistema operativo. Ora, prima di entrare nel dettaglio tecnico di qual è la falla di sicurezza scoperta nella Bash, vogliamo raccontare quali potrebbero essere le conseguenze, di modo che chi non ha voglia di leggere i paragrafi più tecnici che seguiranno può intuire la gravità della questione e farsene una ragione, senza andare oltre nella lettura.

In sostanza il baco appena scoperto nella Bash consentirebbe sotto particolari condizioni ad utenti maliziosi di inviare comandi al sistema operativo e dunque prenderne il controllo. In altre parole, volendo estremizzare, utenti con cattive intenzioni (che non sono mai pochi) potrebbero fare il cavolo che gli pare con i vostri siti web e con i siti che siete abituati a navigare da anni.

Ora non correte subito allarmati a verificare che il vostro sito preferito sia ancora in piedi! Il baco è grave ma le contromisure ci sono e comunque la lotta fra forze del bene e forze del male su Internet è praticamente giornaliera.

Se non siete tecnici o sistemisti o qualcosa del genere, quello che vi occore sapere è che c’è qualcuno già all’opera per risolvere il problema di cui sopra.

Per i più tecnici

Se invece appartenete proprio alla categoria dei tecnici o dei sistemisti, sappiate che il Bug coinvolge le variabili d’ambiente della Bash Linux.

In pratica è possibile creare variabili d’ambiente che contengono del codice che viene eseguito prima di invocare la Bash. La conseguenza di tutto ciò è che del codice malizioso potrebbe essere inserito all’interno di questo tipo di variabili.

Ora, se si pensa che la Bash è invocata da roba tipo popen in C e in Python, PHP exec, Perl, DHCP in alcuni casi, diversi demoni di sistema, e molta altra roba, appare ovvio che l’aggiunta di codice malizioso che viene eseguito attraverso le variabili d’ambiente prima di invocare la Bash è un problema non da poco.

La descrizione precisa del bug per i più esperti è descritta qui

Il bug esisterebbe da molti anni quindi non è dato sapere quanti sistemi possono essere affetti dal problema.

Ad ogni modo Red Hat e Fedora hanno già rilasciato una patch

iOS 8.0.1 rilasciato e ritirato immediatamente

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iOS 8 non ha neanche fatto in tempo ad arrivare sul mercato e già subito Apple rilascia l’aggiornamento 8.0.1. La patch doveva risolvere alcuni problemi sin da subito evidenziati dagli utenti che avevano effettuato l’upgrade alla nuova versione. In particolare erano previsti migliorie relative alle app di HealthKit, all’utilizzo di tastiere di terze e alcuni altri problemi relativi alla disponibilità delle foto in alcune applicazioni.

Insomma la versione 8.0.1 doveva far tornare il buon umore a quegli utenti scontenti di iOS 8 e che cercavano di eseguire disperatamente un downgrade.

Ma, colpo di scena, immediatamente dopo il rilascio la versione 8.0.1 è stata ritirata poiché i solerti utenti che immediatamente si sono precipitati ad installare l’upgrade, altrettanto immediatamente, hanno lamentato problemi relativi alla gestione del Touch ID e in alcuni casi a mancanza di connettività.

e su internet c’è già una canzoncina che prende in giro Apple e la saga degli aggiornamenti farlocchi

 

[youtube http://youtu.be/qLb8rfrUKNA?list=UUvj5S3f10rO6CoibatfRGzg]

 
Per il momento Apple ha ritirato iOS 8.0.1. Per coloro che hanno già installato si consiglia un rapido ritorno alla versione precedente.

 

 

Foto By https://www.flickr.com/photos/127829321@N04/15089748697/  (CC BY-ND 2.0)

10 trucchi facili facili per proteggere la nostra privacy

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1. Proteggiamo i nostri dispositivi con una password

Scegliere di non proteggere uno smartphone o un tablet con una password è l’equivalente informatico di lasciare la nostra automobile con le sportelli aperti: se siamo fortunati, nessuno approfitterà della cosa. In caso contrario, qualcuno rovisterà tra i nostri oggetti e magari si porterà via la nostra agendina con le informazione per noi più preziose (e segrete).

 

 

Quando abbiamo finito di usare un servizio on-line, clicchiamo su “sign-out”

2. Quando abbiamo finito di usare un servizio on-line, clicchiamo su “sign-out”

Questo consiglio è tassativo se utilizziamo una postazione che verrà poi utilizzata da altre persone oppure il PC o il tablet di qualcun altro. Teniamo anche presente che effettuare il “sign-out”, oltre a evitare che altri si impiccino degli affari nostri, ridurrà anche la quantità di tracce lasciate dalla nostra navigazione.

 

 

Per acquisti “particolari”, paghiamo in contanti

3. Per acquisti “particolari”, paghiamo in contanti

Se stiamo acquistando qualcosa che crediamo possa imbarazzarci (ora o in futuro) ricordiamo di pagare in contanti: nessuno potrà tracciare l’acquisto e risalite al nostro nominativo.
Attiviamo l’autenticazione a due fattori su Gmail (e su tutti i servizi che lo consentono)

4. Attiviamo l’autenticazione a due fattori su Gmail (e su tutti i servizi che lo consentono)

Questo piccolo passo trasforma il nostro telefono in una indispensabile chiave di accesso per i nostri servizi online: se qualcuno vorrà collegarsi al nostro account Gmail da un nuovo dispositivo, dovrà essere in possesso di un codice che verrà inviato al nostro telefono. Quindi, anche se qualcuno riuscirà a scoprire la nostra password, non sarà in grado di accedere al nostro account da un computer diverso dal nostro. E’ una misura di eccezionale efficacia che stanno adottando anche altre aziende, consigliatissima. Attenzione: non serve uno smartphone, basta un qualsiasi telefonino in grado di ricevere SMS!

 

 

Impostiamo Facebook perché mostri in nostri contenuti solo agli amici

5. Impostiamo Facebook perché mostri in nostri contenuti solo agli amici

Clicchiamo sull’iconcina in alto a destra, andiamo su “Impostazioni” e quindi “Privacy”: nella sezione “Chi può vedere le mie cose?”, limitiamo l’accesso agli Amici e applichiamo questa restrizione anche ai post condivisi in passato.

 
Proteggiamo il nostro computer con la crittografia

6. Ricordiamo di proteggere la privacy del nostro computer con la crittografia

Potrebbe sembrare complicato, ma significa semplicemente che chi vuole accedere ai dati contenuti nel nostro PC deve avere una password scelta da noi. Per attivare questa protezione su un Mac, è sufficiente andare su “Preferenze di sistema”, quindi su “Sicurezza e privacy”, scegliere la scheda “FileVault” e cliccare su “Attiva FileVault”. Semplice ed efficace. Gli utenti Windows, a partire dalla versione 7, possono utilizzare una funzione simile: Bitlocker.

 

7. Quando ci chiedono la nostra mail, il nostro numero di telefono o l’indirizzo di casa, rispondiamo “no grazie!”

Ovviamente, se uno sconosciuto ci chiede il nostro numero di telefono, non glielo diamo. Quando però a chiedere dati sensibili sono il commesso di un supermercato, un servizio web di scarsa utilità o un sondaggista d’accatto, facciamo fatica a opporre un rifiuto. Beh, sforziamoci! Spesso, specialmente negozi e supermercati utilizzano quelle informazioni per tracciare i nostri acquisti e profilare le nostre abitudini.

 
Cerchiamo spesso il nostro nome su Google

8. Cerchiamo spesso il nostro nome su Google

E’ fondamentale essere sempre aggiornato su quello che si dice su Internet a proposito di noi stessi. Per effettuare questo tipo di ricerca su base quotidiana o settimanale, possiamo affidarci al servizio talkwalker: lo farà per noi.

 

 

9. Cancelliamo frequentemente i cookie e la cronologia del browser

In questi due elementi c’è la radiografia precisa, istante per istante, di quello che abbiamo visto e “fatto” on line… fate voi quanto è importante fare pulizia regolarmente. Se farlo manualmente ci scoccia o se temiamo di dimenticarlo, possiamo andare nelle impostazioni di privacy del nostro browser e chiedere che le nostre tracce vengano cancellate ogni volta che chiudiamo una sessione di navigazione. Possiamo anche rivolgerci a plug-in specifici e molto efficaci, ad esempio DoNotTrackMe per Chrome oppure TACO per Firefox

 

 

10. Mascheriamo il nostro IP

Per nascondere le impronte della nostra navigazione web, possiamo utilizzare l’arma fine di mondo e scaricare l’inespugnabile Tor oppure optare per una soluzione un po’ più semplice come HideMyAss.com.

Foto by Great BeyondPeter ThoenyDuncan Hull 

Una compagnia giapponese costruisce l’ascensore per lo spazio

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Avete voglia di fare un bel giretto nello spazio profondo? Facile, chiamate l’ascensore, selezionate il piano (circa 96.000Km dalla terra) ed in un battibaleno un fantastico ascensore dotato di tutti i comfort vi porterà a bordo di una stazione spaziale orbitante nello spazio.

Qualcuno ha già fatto le valigie e sta chiedendo dove sono le porte del super-ascensore. Calma e sangue freddo, potete rimettere nei cassetti le maglie di lana e le mutande di ricambio. La realizzazione completa del progetto è prevista per il 2050.

Il sito Austrauliano ABC  riporta che il gigante giapponese Obayashi starebbe appunto costruendo un ascensore in grado di coprire 96.000Km in 6 giorni di viaggio.

Lo scopo è appunto collegare, con una modalità del tutto diversa rispetto ai viaggi spaziali ai quali siamo abituati, la terra con una navicella orbitante nello spazio.

Un tale miracolo di ingegneria e tecnologia sarebbe possibile grazie a materiali che in questo momento sono solo oggetto di studio. Una forte accelerazione al progetto richiede infatti una completa conoscenza di strutture quali i Nanotubi di Carbonio.

Sul sito di ABC viene riportata una dichiarazione di Yoji Ishikawa responsabile dello sviluppo per Obayashi il quale avrebbe detto:

“Abbiamo bisogno di una resistenza alla trazione quasi un centinaio di volte più forte di un cavo d’acciaio. In questo momento non possiamo costruire un cavo abbastanza lungo. Possiamo creare solo nanotubi lunghi 3cm, ma abbiamo bisogno di molto di più … pensiamo che entro il 2030 saremo in grado di farlo.”

Se lo dicono loro…

Panasonic RR-S30 ed il ritorno del registratore a cassetta

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Alzi la mano chi ha conosciuto il mondo prima dell’avvento degli MP3 e non ha mai visto un registratore a cassetta. Ok Ok, non vedo nessuma mano alzata.

Il registratore a cassetta è stato per lungo tempo il simbolo di una generazione, la bandiera degli anni 80, il megafono attraverso il quale abbiamo conosciuto i Duran Duran e gli Spandau Ballet. E qui già sono certo che si stanno scatenando i risolini divertiti e sarcastici dei fan della musica alternativa, e contemporaneamente qualcuno invece sta scavando nel profondo della propria nostalgia.

È così, è stato più di un apparecchio per ascoltare la musica, è stato ed è tutt’ora il singolo di un’epoca.

Ed è proprio nelle profondità di quei tempi che Panasonic ha scavato per tirare fuori un prodotto simile ad un registratore a cassetta ma che in realtà è tutt’altro.

Contenete la vostra delusione e fatevi una ragione che questo RR-S30 non è un registratore a cassetta ma un moderno registratore digitale.

Se sarete in grado di dimenticare l’inganno forse apprezzerete alcune delle caratteristiche di questo Panasonic RR-S30. Sul display LCD compaiono tutte le informazioni di registrazione e purtroppo/per fortuna due icone che assomigliano senza ombra di dubbio alle classiche rotelle delle cassette a nastro tipiche degli anni 80.

Il registratore è in grado di catturare fino a 180 ore di audio con un set di batterie e con le impostazioni di qualità minime. Sarà disponibile in Giappone al prezzo di 68 euro. Se non lo odierete per ciò a cui assomiglia ma certamente non è, forse lo amerete per lo stesso motivo.

IBM Watson Analytics, il computer umano al servizio dei manager

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Ci risiamo. Non è la prima volta che l’uomo cerca di creare una macchina in grado di clonare se stesso o almeno la propria intelligenza. Dai tempi dei test di Turing l’uomo cerca di costruire macchine che siano in grado di comprendere il linguaggio umano e dare risposte corrette.

Questa volta però sembra “ancora una volta” quella buona. Watson è il  supercomputer di IBM progettato per vincere finalmente l’imponente sfida: creare una macchina in grado di competere con l’intelligenza umana.

Watson è stato ideato con un unico grande scopo: comprendere il linguaggio umano in tutte le sue sfumature, modi di dire, intonazioni, metafore e rispondere con sicurezza e velocità a domande formulate con il linguaggio naturale.

Per raggiungere lo scopo sono stati progettati oltre 1000 algoritimi in grado di raccogliere una quantità molto diversa di dati strutturati e non.

Infine il supercomputer di IBM è stato allenato per partecipare ad uno show televisivo: Jeopardy. Per intenderci Jeopardy è uno dei quiz tv più noti in America.

La prima partecipazione di Watson a Jeopardy è stato un fallimento parziale, ben due ore di tempo per rispondere ad una sola domanda. Ma in IBM hanno deciso di insistere e potenziare il supercomputer con una serie incredibile di sistemi POWER7.

La seconda partecipazione di Watson a Jeremy è stata un successo. Nei tre giorni di gara Watson ha battuto i campiono storici Brad Rutter e Ken Jennings.

Non si tratta solo di un gioco

Nonostante tutto Watson non è un gioco. In IBM sono convinti che un sistema di questo tipo possa essere impiegato in molti contesti, persino in medicina.

Watson non è una novità assoluta, i test condotti con Jeremy risalgono già al 2011. La novità di questi giorni però è che IBM ha rilasciato un tool denominato “Watson Analytics“.

Il tool sfrutta le potenzialità del sistema super-intelligente Watson per consentire a manager e business men di inviare al cloud di IBM in modo molto semplice grandi quantità di dati ed ottenere in cambio un’analisi completa in termini di Business Intelligence.

La differenza fondamentale con altri sistemi simili è che si possono porre a Watson domande utilizzando il linguaggio naturale: quali sono i fattori chiave per favorire la vendita dei miei prodotti? o ancora che benefici avrei nel fornire ai dipendenti dei benefit sulla base del tasso di produzione?

I benefici di un sistema del genere sono enormi. Un marketing manager potrebbe chiedere l’informazione desiderata a Watson e ricevere in poco tempo la risposta senza dover commissionare un’analisi al proprio reparto IT.

Ora, il punto è che almeno in Italia è spesso difficile comprendersi fra persone umane, riusciranno i computer a vincere dove secoli e secoli di rapporti umani hanno fallito? speriamo di sì, sarebbe quella cosa chiamata progresso.

Tornare da iOS 8 a iOS 7… finché si può

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Ci possono essere più ragioni per voler effettuare un downgrade da iOS 8 tornare a iOS7:

  • Semplicemente non ci piace
  • Rivogliamo il nostro jailbreak
  • Il nostro iPhone 4S è rallentato e non lavora più così bene

Qualsiasi siano le motivazioni che ci spingano a tornare alla precedente versione di iOS, è bene che ci affrettiamo perché potremo effettuare il downgrade ancora per poco tempo. In questa pagina possiamo verificare se è ancora possibile effettuare il downgrade per il nostro dispositivo.

I passi da compiere sono più o meno gli stessi richiesti dalla installazione manuale di iOS 8, con l’unica eccezione che, in questo caso, dovremo scaricare il firmware iOS 7.1.2

Downgrade da iOS 8 a iOS 7 passo per passo

  • Come prima cosa, verifichiamo di aver effettuato il backup precedentemente, con iOS 7: un backup generato con iOS 8 non può essere ripristinato da iOS 7; quindi, in caso di problemi, avremmo perso contatti, foto e tutte le info presenti nell’iPhone.
  • Scarichiamo l’iOS 7.1.2 a questo indirizzo, facendo attenzione a cliccare sul nome corrispondente al nostro dispositivo.
  • Disabilitiamo la funzione “Trova il mio iPhone” (Impostazioni->iCloud->Trova il mio iPhone)
  • Connettiamo il dispositivo al computer e avviamo iTunes
  • Clicchiamo, nell’angolo in alto a destra, sul pulsante relativo al nostro dispositivo: nella schermata che si apre, clicchiamo su “Ripristina iPhone”, tenendo premuto Shift, se utilizziamo Windows, se invece siamo su Mac, teniamo premuto il tasto Alt
  • Selezioniamo il file appena scaricato (dovrà avere l’estensione .ipsw)
  • Clicchiamo sul pulsante “Ripristina”

Cena a lume di candela… Wireless

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Siete tipi romantici? avete deciso di organizzare una bella cenetta a lume di candela per il vostro partner?

Sappiate che potreste non utilizzare una normale candela di cera, ma una bella e divertente candela Wireless.

Il progetto si chiama PlayBulb ed è ovviamente pubblicato sull’onnipresente KickStarter dove ha raggiunto la quota di ben $186,689 di sottoscrizioni a fronte dei $5,000 richiesti per andare in produzione.

PlayBulb è una candela o almeno assomiglia ad una candela. Si accende ed è pilotata da una App via Smartphone. Attraverso l’APP si può scegliere ad esempio la tonalità di colore, un blu intenso per un bagno rilassante, un caldo arancione per un’atmosfera emozionante e coinvolgente.

Le candele possono essere unite in gruppi e controllate come se fossero un’unica entità in modo da formare giochi di luce particolari.

Infine udite e udite, potete soffiare esattamente come fareste con una normale candela per spegnerla. E se proprio non potete rinunciare al piacere della fiamma potete sempre utilizzarla come un normale portacandela.

Ogni candela ha un prezzo di 13€ più 2€ circa per le spedizioni internazionali. Potete acquistarla attraverso il sito ufficiale di PlayBulb

Nuova Canon EOS 7D Mark II nata per la velocità

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Questa macchina fotografica può scattare fino a 10 fotogrammi al secondo. In pratica un mostro di velocità capace di immortalare con precisione estrema un quantitativo enorme di azioni in movimento.

Ottima dunque per lo sport per esempio, ma anche per fotografare animali, scene di vita cittadina ed in generale qualunque tipo di scenario dove sia necessario produrre scatti in serie molto rapidamente.

Ma la velocità non è il solo tratto essenziale della Nuova Canon EOS 7D Mark II. Da un punto di vista strettamente tecnico si distingue per il nuovo sistema AF a 65 punti a croce e il doppio processore DIGIC 6. Il sensore è un APS-C CMOS da 20,2 MP con una gamma ISO nativa 100-16.000, espandibile fino a 51.200. Per la sezione video si distingue l’uscita HDMI diretta.

In pratica una macchina fotografica pensata per essere reattiva in momenti in cui non è possibile perdere tempo. Certo con questa velocità di scatto l’otturatore è soggetto ad un lavoro non indifferente, ma il produttore assicura un ciclo di vita di 200.000 scatti. Per assicurarsi velocità e solidità sulla Canon EOS 7D Mark II sono montati due motori, uno dedicato all’otturatore uno dedicato allo specchio.

Allo stesso modo tutto su questa macchina è pensato per essere rapido e preciso. Il sistema di autofocus a 65 punti a croce garantisce una perfetta messa a fuoco anche in condizioni di movimento rapido, ovviamente se utilizzato con lenti compatibili.

Infine la nuova Canon Eos 7D Mark II è dotata di un sistema di anti-flicker da utilizzare in caso di luci artificiali e che evita di ottenere colori inconsistenti, questo la rende adatta anche per fotografare eventi in spazi chiusi o illuminati artificialmente, vedi concerti o eventi sportivi in palazzetti o similari.

29 auto senza pilota circoleranno liberamente in California

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Da tempo Google alcuni altri produttori stanno studiando autoveicoli in grado di raggiungere la propria meta in modo autonomo, ovvero senza un pilota che ne guidi il percorso.

Dimenticatevi, marce, sterzo e freni e iniziate invece ad abituarvi ad un bel display centrale da guardare mentre il vostro autoveicolo intelligente vi porta a destinazione.

 

[youtube http://youtu.be/CqSDWoAhvLU]

 

Fino a ieri Google aveva condotto i propri test su piste private oppure un aree chiuse e circoscritte. Secondo Google su 1000km percorsi da autoveicoli senza guidatore è avvenuto un solo incidente la cui colpa ricade quasi interamente sull’umano guidatore dell’altro veicolo.

Da oggi la DMV (Department of Motor Vehicles) ha concesso ben 29 permessi per altrettanti veicoli auto-guidati. I veicoli percorerrano dunque le strade della California. Dei 29 permessi rilasciati dalla DMV 25 sono andati a Google e 2 a testa a Mercedes e Audi.

Gli autoveicoli che Google porterà su strada sono SUV Lexus adeguatamente modificati per l’occasione. La velocità prevista è di 25 miglia orarie. Il motore è ovviamente completamente elettrico.

C’è molta attenzione a queste nuove tecnologie in America e si lavora per un rilascio in produzione commerciale per il 2020. La tecnologia è quasi totalmente pronta. Certo bisogna verificare l’affidabilità del mezzo in caso di percorsi accidentati, pioggia, neve o vento, ma siamo convinti che 6 anni di ricerca colmeranno abbondantemente questi aspetti. Si apre invece un buco legislativo, burocratico ed economico che siamo pronti a scomettere avrà bisogno di tempi molto più lunghi per trovare una piena maturità.

Se veicoli del genere approdassero su larga scala al nostro mercato si verificherebbe un radicale cambio nell’utilizzo del mezzo. Potreste per esempio farvi portare in ufficio dalla vostra macchina e poi rimandarla a casa comodamente parcheggiata in garage invece che perder tempo alla ricerca di un parcheggio, infine potreste richiamarla con un tap sul cellulare.

 

[youtube http://youtu.be/TsaES–OTzM]

 

Scenari difficili da immaginare, che fine farebbero tutte le nostre auto? Insomma se da un lato la componente tecnologica appare pronta e ci si avvia ai primi test su strada, non è facile fare una previsione su cosa realmente accadrà quando Google e gli altri produttori decideranno di spingere veramente sull’acceleratore per portare i propri veicoli auto-guidati alla portata del grande pubblico

Il robot assaggiatore di vini

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Non siamo sicuri che questo robot avrà vita lunga in Italia. Nel nostro paese degustare un buon vino è più che trangugiare un liquido con un lieve tasso alcolico. C’è una sorta di rituale magico nell’assaggiare un buon vino. Ci sono gesti ricorrenti che appartengono al DNA dell’Italia, degustare un buon vino, assaporare una buona pasta sono consuetudini che fanno parte della dote genetica del nostro paese.

Eppure alcuni scienziati danesi hanno inventato un robot che ha dello straordinario. È in grado con i suoi sensori di rivelare se un vino avrà a contatto con il nostro palato un effetto piacevole oppure no.

Questo nelle intenzioni degli scenziati dovrebbe fare in modo che un conoscitore medio di fronte ad una bottiglia di vino costoso possa usuffruire di una scelta in più in grado di influenzare la sua capacità decisionale.

In realtà il Robot non offre un’esperienza personale nella degustazione del vino. In altre parole non tenta di riprodurre le sensazioni proprie dell’uomo nell’atto di bere un sorso di vino. Piuttosto effettua una misura sulle molecole che compongono il vino a contatto con le proteine nella nostra bocca.

Attraverso questo tipo di misura è in grado di verificare se il vino determinerà a contatto con il nostro palato un effetto di secchezza o un effetto più morbido e piacevole.

Francamente non siamo certi dell’utilità della ricerca per il mercato consumer del vino. Sicuramente potrebbe essere utile per produrre vini sempre migliori e piacevoli. Questo aiuterebbe la nostra produzione che è un fiore all’occhiello per l’economia del nostro paese

Sony QX1 trasforma lo smartphone in una reflex

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Prima di tutto parliamoci chiaro, questo sistema di lenti modulari per Smartphone è una figata mega-galattica. Ok la parola non sarà ortodossa ma nel dizionario italiano c’è e non troviamo di meglio per definire queste lenti, per cui mettiamo da parte i purismi e dedichiamoci alla sostanza. D’altra parte anche il sistema in questione potrebbe fare rabbrividire i duri e puri, questa volta, della fotografia e tuttavia è un’idea fantastica.

Il sistema è semplice. C’è un trasmettitore pilotato da una app e collegato allo smartphone e c’è un sensore da 20.1 Mpxl APS-C che dialoga con il trasmettitore montato sullo smartphone via Wireless.

Sul corpo esterno, dove per intenderci c’è il sensore APS-C si può attaccare un qualsiasi obiettivo con attacco E.

Ripetiamo perché forse non ci siamo capiti bene. In sostanza il sensore APS-C è  storico ancora in uso su buona parte delle reflex, praticamente uno standard della fotografia. L’attacco E è disponibile su moltissime ottiche di uso comune. Per intenderci Canon, Nikon, Leika dispongono di attacchi di questo tipo.

Riassumendo tutto questo trasforma un normale, comodo, smartphone in una macchina fotografica professionale dotata di ottiche professionali.

Dove sta la fregatura?

Sostanzialmente non c’è trucco e non c’è inganno. Sony ci aveva già provato l’anno scorso con la prima versione delle sue QX. Ma l’app di collegamento fra lo smartphone e le lenti sembrava lenta e inaffidabile.
Con la versione QX1 invece questo tipo di problema sembra essere risolto per cui attualmente il sistema ha potenzialità immense.

Non ci credete? date un’occhiata al video per rendervi conto di cosa si può fare con questo sistema, inclusa la possibilità di tenere corpo macchina (chiamiamolo così) e obiettivo completamente separati e a distanza in modo da poter scattare foto da angolazioni più che particolari inquandrando comodamente la scena dal display del telefonino mentre l’obbiettivo vaga per conto suo

[youtube http://youtu.be/Rz-9ThFyhdg]

Il password manager per iPhone che riconosce le impronte

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1Password, uno dei migliori password manager per iPhone (e non solo), in occasione del lancio di iOS8, è stato aggiornato aggiungendo il supporto per il TouchID. Con questa nuova release, 1Password diventa sostanzialmente gratuita, abbracciando il modello freemium.

Decine di servizi web, smartphone, bancomat, carte di credito… le nostre vite sono ormai dominate dall’infernale necessità di tenere a mente una infinità di password e pin, con in più il presunto obbligo di cambiarle frequentemente e di non appuntarle in posti facilmente accessibili. Il nostro piccolo inferno quotidiano, appunto. Alzi la mano chi DAVVERO utilizza una password diversa per ogni sito e chi DAVVERO le cambia frequentemente. E c’è qualcuno che non ha mai dimenticato l’ennesima password o l’ennesimo pin?

La soluzione più efficace per queste indubbie difficoltà è adottare un gestore di password che custodisca i codici per noi. Immaginatelo come una piccola cassaforte in cui possiamo riporre tutte le chiavi di accesso ai nostri servizi, a noi sarà richiesto solo di ricordare la chiave per aprire questa cassaforte.

 

Le tue impronte digitali sono la tua password universale

1Password per iOS-8

Da molti anni, 1Password è senz’altro uno dei password manager per iPhone più apprezzati e diffusi, disponibile anche per altre piattaforme, comprese Mac, Windows e Android. Fino al mese scorso, l’app era a pagamento, ora tutti i servizi principali sono gratuiti: salvataggio di coppie login/password, numeri di carte di credito e note nascoste.

Per utilizzare 1Password, risulta molto comoda la possibilità di integrarne le funzionalità nel browser, tramite apposite estensioni, mentre l’app consente di avere sempre con sé tutte le nostre chiavi di accesso digitali.

Ecco, ora immaginate che questa cassaforte riconosca le nostre impronte digitali: quando ci servirà una delle chiavi al suo interno (la password di Gmail, quella di Facebook, il pin del bancomat…) sarà sufficiente sfiorarla con il nostro dito per aver accesso a tutti i nostri servizi.

Se vi va, potete anche smettere di immaginare e provare a installare l’app di 1Password.

Foto di apertura by Kārlis Dambrāns

Star Wars Episodio 7 uno sguardo da vicino al Millennium Falcon

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Su Star Wars Episodio 7 avevamo già pubblicato uno spoilerone bello grosso qui. Oggi il sito Spagnolo 20 Minutos rilanciato immediatamente da Latino Review riporta delle foto eccezionali che mostrano il probabile Millennium Falcon, e gli X-Wing Fighters. In generale 20 Minutos mostra alcune foto tratte proprio dall’imponente set.

Il cantiere si troverebbe in Berkshire, UK e sarebbe stato scoperto accidentalmente da un dipendente di un club privato di aviatori mentre eseguiva delle simulazioni con un  drone.

 

Mai più luci dimenticate accese. Ora c’è Notion!

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Vi è mai capitato di uscire di corsa di casa per andare in ufficio e dimenticare la luce accesa? Avrete sicuramente esclamato almeno un “pendirindina” quando la sera rientrando vi siete resi conto del misfatto!

Ma non è tutto. Non per voler fare i terroristi del disastro domestico ma, lasciare la lavatrice accesa e trovare un lago nel bagno, non essere certi di avere spento il gas, stare in pensiero per una casa estiva lasciata abbandonata, o per un armadietto che magari non deve essere aperto dai più piccoli perché contenente liquori o medicinali. L’elenco potrebbe essere lunghissimo, ma ora c’è Notion a darvi una mano.

Notion è un sensore veramente piccolo è intelligente. Si applica in un qualunque punto della casa, su una porta, su una finestra, vicino ad un grill, o nei pressi di una fonte di luce.

Notion contiene un sensore di umidità, un sensore che intercetta le variazioni di luminosità, un sensore per i suoni, uno per la temperatura, l’accelerazione, l’orientamento, un sensore di prossimità e persino un sensore di vibrazione.

In definitiva può controllare qualunque evento accada nella vostra casa. Il sensore trasmette tutti i dati ad un HUB centrale e a sua volta tutto viene trasmesso ad un’applicazione installata su smartphone. E questo naturalmente vi garantisce il totale controllo.

Il progetto è attualmente in fase di raccolta fondi su KickStarter ma ha già abbondantemente superato la soglia minima richiesta per andare in produzione. Potete acquistare un HUB e un sensore al prezzo di 99$

 

La Collezione Frédérique Constant Slimline Moonphase Ladies

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Ben sei nuovi modelli per la collezione Slimline Moonphase Ladies 2014 di Frédérique Constant ispirati alle meraviglie della luna, il luminoso oro giallo, la scintillante madreperla e la luce dei diamanti e naturalmente tutti dedicati all’universo femminile.

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Ogni modello è animato da un movimento al quarzo calibro FC-206 con cinque rubini. La cassa è in acciaio da 30 mm, il quadrante in madreperla protetto da vetro zaffiro. Fra gli indici delle ore figurano otto diamanti applicati a mano da 0.02 ct. Le lancette sono lucidate a mano e a ore sei sono posizionate le fasi lunari.

Due modelli sono disponibili con casse in acciaio e finiture in oro giallo, i rimanenti quattro hanno casse in acciaio inossidabile lucide. Tutti gli orologi sono impermeabili fino a tre atmosfere.

Per i cinturini sono disponibili in pelle beige lucida o blu scuro. Uno dei modelli è disponibile con bracciale finitura oro giallo con sette fila di sottili maglie in oro. Disponibile anche un modello con bracciale in acciao inossidabile. Due modelli disponibili anche con un altra preziosa rifinitura costituita da diamanti incastonati intorno al quadrante.

I prezzi dei vari modelli sono abbordabili se rapportati alla qualità e alla rafinatezza dell’oggetto. Si parte da 750 franchi svizzeri fino a 1950 per la versione con diamanti extra.

Spotify in tutte le stanze con gli altoparlanti multiroom Philips Spotify

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Spotify in tutte le stanze con gli altoparlanti multiroom philips spotify sw750m
Spotify in tutte le stanze con gli altoparlanti multiroom philips spotify sw750m

Gli altoparlanti multiroom Philips Spotify sono una buona idea. Si tratta di una serie di altoparlanti interconnessi fra di loro in modo tale da trasmettere musica via Spotify in tutte le stanze dove sono posizionati senza interruzioni.

È sufficiente agire sul pulsante “One Press Play” ed automaticamente la musica inizierà a fluire dall’altoparlante selezionato. In questo modo potete ascoltare la musica via Spotify ad altissima qualità in tutte le stanze.

È possibile anche impostare l’app collegata in modo da creare un gruppo di altoparlanti che agiscono all’unisono per creare una sorta di effetto filodiffusione.

“Con gli altoparlanti multiroom Philips Spotify, il sogno di fare lo streaming della musica in modo fluido e con alta qualità ovunque in casa, è realizzato – Questi prodotti sono una parte importante della nostra strategia per l’audio multiroom, forniscono un suono di grande qualità e un’esperienza utente fluida. Con Spotify Connect, l’utente non sarà disturbato da connessioni instabili durante lo streaming della musica verso gli speaker. Le chiamate entranti, la perdita di segnale o la visione di un video non rovineranno la festa, la musica continua ad andare”.
Benjamin Ngo, Audio Business Line Leader di WOOX Innovation.

Due i modelli  previsti all’interno della collezione di speaker multiroom Philips Spotify. Il modello SW700M, include due driver speaker full-range da 2.5″ e due porte bassi estese. Il modello SW750M ha due tweeter e due driver full-range da 3″.
La disponibilità è prevista per ottobre . Il modello SW700M avrà un prezzo suggerito al pubblico di €99.99 e il modello, più grande, SW750M arriverà con un prezzo suggerito al pubblico di €149.99.

È una mezza moto? no è semplicemente The Ryno

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Classificare The Ryno non è semplice, avranno un bel po’ da fare i burocrati. Ha una sola ruota dunque è un po’ meno di una moto, ma in tutto e per tutto assomiglia ad una motocicletta ed in alcuni casi è più maneggevole, leggero e trasportabile di una moto.

I progettisti sono pronti a scommettere che The Ryno è un modo diverso e più umano di affrontare la mobilità urbana. Può viaggiare alla velocità di circa 15km/h non certo una velocità da moto, ma ottimale per spostamenti nel traffico cittadino o a dire il vero in ogni altro luogo dove una moto è eccessiva e certamente non ci si può muovere con una macchina.

[youtube http://youtu.be/LaFN4lldZRk]
Il motore è naturalmente elettrico ed ha un’autonomia di circa 15km. Si ricarica in circa 6 ore. E queste sicuramente non sono belle notizie. 15km sono veramente pochi e sei ore prima di poter ripartire sono veramente troppe. Il peso è di circa 70kg.

I costruttori lo indicano come un “transitional vehicle” nato per favorire l’incontro fra le persone. Poiché con The Ryno è facile fermarsi e scambiare due parole faccia a faccia con altri utilizzatori.

Buona l’idea, bello il mezzo. Probabilmente utile per una passeggiata o per muoversi agevolmente in un parco o come mezzo di trasporto fra un autobus e un altro.

Poca a nostro avviso l’autonomia, 15km con una carica non sempre sono sufficienti a risolvere il problema del trasporto urbano

La casa che trae energia dalle onde del mare

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Quando abbiamo visto per la prima volta le foto di questa casa non ci volevamo credere. Anche adesso la guardiamo con occhio fra il sospettoso e l’incredulo.

Questa meraviglia architettonica ha sede in Llandudno, Città del Capo, Sud Africa ed è progettata dall’architetto Margot Krasjević.

Ha l’aspetto di una conchiglia futuristica ed è ancorata alla sabbia e agli scogli proprio in mezzo al mare, non proprio a 100mt dalla riva ma a pochi centimetri pronta a farsi avvolgere dalle onde del mare.

La conchiglia è composta da due gusci concentrici l’uno all’interno della struttura l’altro all’esterno. Sul guscio trovano posto una serie di pannelli solari per la generazione dell’energia attaverso la luce de sole mentre nella sezione trasversale sono state disposte delle turbine che generano energia dalla forza delle onde marine.

Non siamo certi che ci sentiremmo al sicuro nel vivere in questa casa e non siamo neanche certi che sia un bene giungere con le nostre costruzioni per quanto bellissime a disturbare il grande mare.

Certo è che svegliarsi la mattina in questa casa, immersa totalmente in uno dei simboli della maestosità più selvaggia e affascinanti della natura deve essere uno spettacolo di incommensurabile bellezza.

via a as architecture

I videogiochi cambiano dimensione con Oculus Rift e Cyberith Virtualizer

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In questi giorni Oculus Rift è diventato uno degli argomenti più discussi della rete. Si tratta di un visore per realtà virtuale dalle caratteristiche veramente avanzate che una volta indossato intercetta i movimenti della testa, del collo, e molto altro per proiettare l’utente in un mondo virtuale tridimensionale tutto esistente all’interno del caschetto.

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Oculus VR ha talmente tante potenzialità che già da tempo è stata acquistata da Facebook che vede la realtà virtuale coniugata all’esperienza mobile come  la prossima fontiera della tecnologia.

Tutto bello ma giochiamo!

Ma ok, sappiamo già tutti che a nessuno importa un fico secco di acquisizioni e parolone tecnologiche, per adesso chi è interessato alla realtà virtuale vuole una e una sola cosa: giocare!

Ed infatti se già Oculus Rift ci aveva impressionato se applicato ai videogame, ora che lo abbiamo visto accoppiato al Cyberith’s Virtualizer sbaviamo come bambini golosi arsi dal desiderio di avere la magica coppia Oculus Rift + Cyberith Virtualizer montato nella nostra sala giochi.

Se di Oculus Rift già si sa tutto, del Cyberith Virtualizer quello che si deve dire è che un sistema composto da sensori ed elementi meccanici che intercetta il movimento del corpo e lo proietta all’interno di un mondo del tutto virtuale.

Così potete correre sulla vostra magica pedana e il vostro avatar all’interno del vostro caschetto virtuale correrà esattamente come voi, potete saltare, piegarvi, prendere la mira, effettuare ogni genere di movimento ed il vosto avatar all’interno del caschetto lo farà insieme a voi.

Lo voglio!

Se siete un videogiocatore incallito starete già in preda ad un delirio da voglia di provarlo. Ma per ora dovrete accontentarvi di qualche video.

Le prenotazioni per il Cyberith Virtualizer avranno inizio a fine anno

 

[youtube http://youtu.be/iKduk7mzK00?list=PLoeyf6mc0XythwN-BWCyHlXRxGsQJvLEC]

 

[youtube http://youtu.be/kBpFx-ixBiM?list=PLoeyf6mc0XythwN-BWCyHlXRxGsQJvLEC]

Peugeot Quartz crossover concept metà SUV metà Sport Car

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Prima di tutto dobbiamo dire che questo concept di Peugeot è spettacolare! Le linee sono fantastiche ed è difficile capire dove finisce il SUV e dove inizia la Sport Car. In tutti e due i casi si tratta di un autoveicolo brillante, dinamico e manageggevole con la potenza e la tenuta di strada di un SUV.

Il frontale è largo 2,06m , i pneumatici sono di 305mm. In basso sotto il profilo principale sono posizionati i proiettori senza vetro evidenziati da una guida di luce laterale che scorre sulle fiancate.

No non stiamo descrivendo una sfilata di moda, ma dobbiamo dire che il concept Quartz di Peugeot è veramente elegante e anche un po’ psichedelico. Il classico leone di Peugeot è posizionato al centro della calandra in mezzo ad un motivo a scacchi che cambia tonalità in funzione della posizione da cui viene osservato.

PEUGEOT Quartz è un monolito in cui sono intagliati un SUV nella parte inferiore e una berlina nella parte superiore. Le linee stilistiche sono guidate dalla funzione di ogni pezzo. Quartz è sbalorditivo ed efficiente, grazie alla curvatura della carrozzeria e ai materiali innovativi.
Matthias Hossann, responsabile dello stile PEUGEOT Quartz

Belli anche i cerchi con struttura in alluminio da 23” sono abbinati a pneumatici Continental. L’intero autoveicolo misura 4.50m praticamente molto simile come dimensioni ad una Peugeot 308.

Le porte si aprono ad ala di gabbiano come nella migliore tradizione delle auto sportive. L’accesso a bordo avviene attraverso pedane rientrabili.

La sorpresa più grande per chi sale a bordo comunque è rappresentata dai materiali con cui è costruito l’interno. Spesso si tratta di materiali naturali o provenienti da filiere di riciclaggio. Ad esempio la console centrale è realizzata utilizzando in parte una pietra di basalto derivata da un magma raffreddato bruscamente e con caratteristiche identiche in tutto il pianeta quindi facilmente reperibile.

Innovativi anche i tessuti, ottenuti con una speciale tessitura digitale che consente di realizzare pezzi di grandi dimensioni pronti da essere utilizzati appena usciti dalla macchina. La stoffa si ottinee da un filo di poliestere ottenuta dal riciclaggio delle materie plastiche.
Avete presente le bottiglie di plastica dell’acqua? per esempio proprio dal riciclaggio di queste si ottiene il materiale in questione.

Tutti e quattro i passeggeri a bordo dispongono di un sedile sportivo con cinghie di tipo sportivo retrattili e con quattro punti di attacco.

Il volante è ovviamente ispirato a modelli da competizione.

Per la motorizzazione abbiamo una catena di trazione full-hybrid plug-in per 500CV compsta da un motore termico e due motori elettrici. Il motore a benzina è un 4 cilindri che sviluppa una coppia di 330Nm, mentre i due motori elettrici da 85kW sono posizonati sia sull’avantreno che sul retrotreno. Completano il quadro una batteria da 400V che si ricarica in fase di decelerazione attraverso i due motori elettrici, e un cambio automatico a 6 rapporti.

Nel complesso un bellissimo concept che abbina forza, potenza e agilità all’attenzione per l’ambiente