I colossi del Web creano database contro terrorismo e odio

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terrorismo violenza

I colossi del Web – da Facebook a YouTube passando per Microsoft e Twitter – uniscono le proprie forze per combattere il terrorismo, l’odio e la violenza su Internet. A tale scopo, nascerà un database condiviso al cui interno ci saranno immagini e video, che hanno il loro scopo di fare propaganda al terrore macinando proseliti tramite le nuove tecnologie, rendendone così più semplice l’individuazione online e la conseguente rimozione.

Si tratta di una decisione che casualmente arriva proprio nelle ore in cui da Bruxelles giunge una rimostranza ufficiale nei confronti dei social network. Secondo la Commissione UE, infatti, Twitter su tutti, ma anche gli altri canali social, devono fare di più per la rimozione dei contenuti che diffondono odio e violenza. La creazione di un database condiviso “anti-terrore”, rappresenta la prima risposta concreta. “Sui nostri servizi – fanno sapere le compagnie coinvolte in una nota – non c’è posto per contenuti che promuovono il terrorismo”. Insomma, unendo le capacità dei propri dipendenti e delle tecnologie a disposizione, definiranno impronte digitali uniche che saranno assegnate ai contenuti online violenti o riconducibili ad attività terroristiche.

Colossi del Web contro odio e terrore: i primi risultati

In definitiva, i contenuti violenti o inneggianti all’odio saranno etichettati in modo tale da essere più facilmente individuabili. Solo in questo modo, ad esempio, si potrà evitare che un video già apparso e rimosso da Twitter, riappaia come per magia magari su Facebook o YouTube. La collaborazione è stata definita in una serie di incontri tra le compagnie e le autorità dell’Unione Europea. Il primo passo è stato l’impegno a rimuovere entro 24 ore messaggi o contenuti violenti, ma il primo report di Bruxelles non è propriamente soddisfacente: dal documento ufficiale, infatti, emerge che Twitter ha rimosso solo nel 19,1% dei casi i contenuti segnalati per incitamento all’odio, Facebook lo ha fatto per il 28,3%, mentre YouTube per il 48,5%.