Realtà virtuale e video360 – pionieri in una nuova era dello storytelling

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Realtà Virtuale e video immersivi sono presenti sul mercato da oltre venti anni, ma solo oggi stanno emergendo grazie agli upgrade di Youtube e Facebook che da inizio 2016 ne consentono la riproduzione.

A differenza dei passati tentativi di commercializzazione della tecnologia, oggi si può sfruttare il fattore pubblicitario. Da un lato si rischia di far diventare tutto il settore una moda passeggera, dall’altro permette di raggiungere un numero considerevole di persone con uno sforzo minimo e in tempi ristretti.

Un’altra grande differenza, rispetto agli anni ’80/’90 è che oggi la tecnologia consente di creare un video a 360° con poche centinaia di euro investite in attrezzature base e in alcuni casi lo stitching (unione flussi video) è automatico e di grande qualità. Ciò che mantiene alto il livello di scetticismo è che oltre alla categoria videogames non abbiamo esempi esaltanti di realtà virtuale pronti e finiti, ma abbiamo cantieri aperti in ogni settore, anche nel ramo cinematografico siamo agli inizi, ma negli ultimi due anni sono state investite ingenti somme dalle più importanti aziende e i primi risultati non hanno deluso le aspettative.

Il problema che si presenta per registi navigati e videomakers dell’ultima ora è la consapevolezza che la VR cambierà il modo in cui raccontiamo le nostre storie, ma abbiamo troppa poca esperienza per capire come le storie che raccontiamo devono cambiare.

VR e 360°- Le riprese

In base al sistema di ripresa scelto bisogna avere accorgimenti differenti, ad esempio delle riprese fatte con una videocamera 360 non comportano problemi per lo stitching, mentre per le riprese effettuate tramite più action cam montate su di un rig, bisogna tenere in considerazione i vari punti in cui i video verranno”cuciti” tra di loro ed evitare di posizionarli in corrispondenza del soggetto/protagonista.Le cam all-in-one come la Gear 360 necessitano di avere entrambe le lenti esposte verso la fonte di luce, per evitare una netta separazione tra i due video (uno in ombra e l’altro sovraesposto).

Per quanto riguarda le riprese in movimento, ad oggi solo le GoPro possono reggere il confronto con i sistemi di ripresa professionali con un costo molto più accessibile.

Altro dettaglio importante è l’altezza di ripresa, partendo da quella standard che varia tra i 140 e i 170 cm, si crea un punto di vista simile a quello che abbiamo per natura. Per riprese particolari si scelgono altri punti per simulare differenti tipologie di esperienze immersive, ad esempio posizionando le videocamere sul cofano anteriore di una macchina, sarà possibile ottenere il punto di vista dello stemma, posizione innaturale per l’essere umano ma che garantisce un’immersione completa ed emozionante, la migliore per il settore automotive in pista.Al contrario sarà possibile piazzare le videocamere a dieci metri di altezza, tra le fronde di un albero per avere un punto di vista inusuale, questa tipologia di ripresa viene utilizzata molto in documentari o per ottenere immagini in cui si vuol riprendere dall’alto un insieme di soggetti (concerti e manifestazioni).

VR e 360°- La recitazione

Gli attori/soggetti delle riprese non avranno più la teatrale quarta parete dietro la quale ritrovare regista, suggerimenti e lo staff, ma sarà totalmente immerso nella scena, su tutti i fronti infatti ci sarà scenografia.

Un’altro cambiamento è la possibilità di girare intorno alla camera (da parte dell’attore) variando di conseguenza lo sfondo inquadrato. Il protagonista della scena avrà così maggiori responsabilità durante le riprese, sarà infatti molto più facile andare a finire davanti ad un altro attore o ritrovarsi di spalle alle videocamere o ancora troppo vicino alle riprese, con il rischio di finire nell’angolo cieco di ripresa presente intorno alle camere.

VR e 360°- Il montaggio video

A differenza dei video classici, il 360° ha due regole ulteriori e fondamentali da dover seguire per evitare artefatti durante il montaggio (in visualizzazione equirettangolare):

  1. Gli estremi verticali del video (destra e sinistra) in modalità 360° combaceranno, quindi bisognerà evitare elementi di post-produzione che scompaiono uscendo a destra o a sinistra del video dato che in riproduzione non esiste un bordo video ma una sfera continua.
  2. la parte alta e quella bassa delle riprese saranno stretchate, allungate a causa della visualizzazione equirettangolare e non sferica, nel caso in cui si volesse aggiungere qualcosa in post-produzione in queste zone, bisognerà servirsi di plug-in specifici che permettono la curvatura degli oggetti inseriti in base alla loro posizione. In alternativa anche in fase di editing è possibile aggiungere oggetti/effetti speciali, bisognerà piazzare la parte stretchata al centro della scena dove non subisce deformazioni, applicare gli oggetti che si vogliono inserire nella scena e poi riposizionare tutto nella posizione corretta ottenendo l’effetto di stretch anche sugli oggetti aggiunti.

Ulteriore accorgimento che viene in soccorso della regia è la possibilità di impostare il punto di vista dell’utente al cambiare delle scene. Ponendo l’esempio di un video composto da due scene la prima all’interno e la seconda all’esterno di un palazzo, mentre lo spettatore esplora la prima scena si allontanerà dal punto iniziale di visualizzazione comportando così l’inizio della seconda scena in una posizione casuale. La Adobe ha creato un plug-in per Premiere che permette di impostare il punto iniziale di visone per ogni cambio scena, in maniera tale da garantire al regista che lo spettatore, almeno all’inizio del cambio scena guardi nel punto giusto.

Le nostre considerazioni

Da ciò che abbiamo potuto provare direttamente sulla nostra pelle, un video 360° deve essere minuziosamente studiato prima di una ripresa. Oltre ai parametri standard richiesti per un video classico come l’illuminazione e il tipo di settings delle videocamere bisognerà tenere in considerazione delle nuove variabili come la presenza di oggetti in primissimo piano che risultano enormi e altri in background che sembrano lontani decine di metri per l’effetto creato dalla sfera video ma in realtà sono a due metri dalle videocamere.

Questi particolari, insieme a tutti gli altri citati durante questo articolo, fanno di un 360° una realtà complessa e piena di insidie da gestire, che richiederanno un regista attento e ferrato su tutti gli argomenti trattati per evitare di rovinare un lavoro che in caso di eventi live rischierebbe di andare perso.