“Dark Pools” il lato oscuro della finanza

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Dark pools

Le “dark pools” sono il tallone d’Achille del trading online. Il termine, letteralmente, sta a significare “piscina oscura” e indica quelle piattaforme di trading dove le transazioni avvengono in maniera del tutto anonima e le negoziazioni non sono rintracciabili.
Questo genere di transazioni sono in costante sviluppo. In Europa, è salito al 6.6% delle operazioni finanziarie totali, mentre in America si contano 43 “alternative trading systems” gestiti da banche e broker come Morgan Stanley e Deutche Bank.

Chi opera tramite le “dark pools” ha la possibilità di fare acquisti o cessioni di grandi blocchi di azioni, senza subire l’impatto sul mercato, in quanto né la dimensione dell’operazione né l’identità del negoziatore si rivelano fino a che non si ultima l’attività. Questo aspetto però è anche il “buco nero” della normale finanza, in quanto, gli operatori che agiscono alla luce del sole non conoscono né l’identità del negoziatore, né la portata economica della transazione fino a che questa non è conclusa.
Il costante sviluppo delle “dark pools” rischia di destabilizzare il mercato azionario, rendendo i titoli di borsa meno precisi e i mercati regolamentari meno efficienti.
Del resto, però, la liquidità per chi opera con questo sistema è molto più significativa, per questo la domanda è destinata ad aumentare.

Per questi motivi sono in atto misure di regolamentazione per limitare le “dark pools.” In Europa se ne parla da tempo: si tratta del MiFID II, ovvero, un pacchetto di norme che ridurranno l’operatività delle transazioni oscure al 4% delle transazioni complessive, operate su un singolo titolo. Più in generale, le operazioni non potranno superare l’8% del volume di un asset di borsa, pena la sospensione immediata delle negoziazioni.

Non è tutto oro, però, quello delle “dark pools”, vi sono anche aspetti negativi. Chi opera al loro interno è spesso interessato a piazzare grossi quantitativi di titoli difficili da vendere sulle piattaforme tradizionali. Questo fa sì che il rischio che ci siano delle distorsioni (ovvero inefficienze economiche) è crescente.
C’è poi l’aspetto legato al sistema di High-frequency trading (Hft), ovvero la negoziazione algoritmica ad alta velocità spesso usata dalle “dark pools”. I sistemi Hft presentano dei punti deboli primo tra tutti l’esecuzione automatica degli ordini in determinati casi. Se, ad esempio, il prezzo di un titolo crolla velocemente per colpa di un errore umano, l’Hft che ha un ordine di vendita su quel titolo lo venderà in ogni caso.

Il contrasto tra le “dark pools” e le classiche piattaforme di trading online è evidente. Le prime agiscono in luoghi iperprotetti, in cui sono presenti computer che, tramite complessi algoritmi regolano il flusso delle varie negoziazioni.
Le seconde sono fatte per permettere agli operatori di agire in totale autonomia. Le principali caratteristiche di queste piattaforme sono l’intuitività, la consulenza anche gratuita, un database di informazioni ben sviluppato, dove è possibile studiare le ultime contrattazioni di un titolo di mercato e, soprattutto, l’accessibilità a tutti gli operatori.

La principali e più diffusa piattaforma per il trading è Plus500. Questa consente di sviluppare tutti i tipi di transazioni dal Forex, alle materie prime. La sua grande affidabilità deriva dal fatto di essere autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority britannica (e quindi di riflesso anche dalla CONSOB in virtù della direttiva MIFID) e di essere l’unica piattaforma di trading indipendente ad essere quotata alla borsa di Londra.

La guerra tra le “dark pools” e le piattaforme online riconosciute rischia di creare uno scompenso finanziario notevole fino a che non si porrà un freno definitivo alle prime. Non è un caso che tutte le principali istituzioni si stiano muovendo per porre un freno a questo “mondo sommerso” della finanza. Esiste la possibilità, infatti, che, con il continuo sviluppo delle “dark pools” si crei uno scompenso finanziario che mini il mercato internazionale, rischio che nessuno, vuole correre.