Playboy addio al nudo integrale, c’è troppo porno su Internet

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Dopo 62 anni, arriva una svolta storica per uno dei magazine più famosi (di successo al mondo). Playboy annuncia che non pubblicherà più foto di nudo integrale all’interno delle sue pagine. Il motivo di una così storica decisione per un prodotto editoriale come Playboy che sul nudo ha fondato il suo impero, lo spiega bene Scott Flanders, amministratore delegato di Playboy che in un’intervista di qualche giorno fa alla NBC ha dichiarato:

Oggi siamo ad un clic di distanza da ogni atto sessuale immaginabile in modo gratuito. E dunque a questo punto è tutto anacronistico.

In altre parole, il web ed il dilagare del porno ha vinto su Playboy che pure ha fatto la sua fortuna su contenuti largamente provocatori che affondano le proprie radici nel nudo integrale.

Nel 1953 dal lancio della famosa copertina della Marylin senza veli fino ai successi dei primi anni 70 con oltre 7.000.000 di copie vendute, il nudo di Playboy si vestiva di un contenuto rivoluzionario simbolo anche delle battaglie per la rivoluzione sessuale dei tempi. Oggi il massiccio dilagare di immagini senza veli specialmente su Internet ha contribuito a spogliare Playboy anche di quegli elementi distintivi che gli avevano consentito di reggere all’avanzate delle nuove tecnologie, al proliferare di concorrenti più o meno leali e alla trasformazione della liberazione sessuale in fenomeno di consumo di massa.

Dunque, a partire da Marzo, Playboy pubblicherà solo nudi soft, proibiti sotto i 13 anni. Si tratta di una vera rivoluzione per il magazine cartaceo che tuttavia era stata già preceduta da un’analoga decisione rivolta al sito online. La versione digitale di Playboy non aveva però subito danni dalla decisione e anzi la strada intrapresa ha dato segnali incoraggianti. Il sito dopo avere abolito le immagini di nudo integrale ha guadagnato oltre il 250% del traffico.

Come si spiega il successo del sito online pur privo delle immagini di nudo integrale è presto detto. C’è così tanta disponibilità di immagini di nudo su Internet che averne una in più o in meno sul proprio sito internet non fa la differenza. La vera sfida di Playboy è dunque adesso riempire il vuoto che lasceranno le inequivocabili immagini delle conigliette senza veli con altri elementi distintivi.

Per capire cosa possa diventare Playboy una volta tolto il nudo integrale, è suggestivo forse riportare un passo dell’editoriale scritto da Hugh Hefner, creatore del magazine, nel 1953 alla vigilia della pubblicazione del primo numero:

“Ci piace miscelare un cocktail e uno o due stuzzichini, mettendo un po’ di buona musica nel grammofono, e invitando una donna per una piacevole discussione su Picasso, Nietzsche, Jazz, sesso…”

È probabile dunque che Playboy, dopo essere stato sconfitto da quella stessa rivoluzione sessuale che ha contribuito a lanciare, peschi ancora una volta nella sua storia, andando a costruire un magazine in equilibrio su una sottile linea fatta di cultura, pop music, grafica, arte, politica pur mantenendo quel pizzico di ironia e quell’immagine piccante che contribuiscono a renderlo interessante.

D’altre parte per ammissione dello stesso Flanders il concorrente più prossimo del nuovo Playboy sarà Vice, magazine decisamente poliedrico che pesca largamente i suoi contenuti dalla cultura underground e punk-rock. Flanders ha proposito di Vice ha detto:

“La differenza tra noi e Vice è che cerchiamo lettori con un lavoro”