Corte UE, è di nuovo guerra con giganti USA sulla privacy

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La storia infinita che vede da una parte la vecchia Europa e dall’altra i giganti dell’information technology americana, un po’ troppo disinvolti sul terreno della privacy, si arricchisce di un nuovo capitolo.

È di oggi la notizia che la Corte di Giustizia dell’Ue ha rovesciato una decisione del 2000 della Commissione europea che attribuiva ai colossi americani un livello di protezione adeguato dei dati personali.

La storia ha inizio nel ha inizio nel 2011 quando uno studente austriaco di giurisprudenza: Max Schrems in seguito agli scandali fatti emergere dalle dichiarazioni di Edward Snowden, intraprende una battaglia legale contro Facebook sulle modalità del trattamento dei dati personali.

Edward Snowden, ex tecnico della CIA e consulente della NSA, la National Security Agency aveva appena rivelato al mondo l’esistenza di programmi di sorveglianza di massa utilizzati dagli stati uniti per tenere sotto controllo le attività di normali cittadini, e personaggi pubblici.

Sull’onda di questo scandalo, Max Schrems aveva intrapreso una lunga battaglia giudiziaria che culmina oggi con una sentenza che fissa un paletto importante per la gestione dei dati personali. Secondo l’attuale legislazione si possono trasferire dati personali ad un paese terzo solo se questo garantisce un livello di protezione adeguato.

Tuttavia secondo il ragionamento della Corte UE, in USA le esigenze della sicurezza nazionale vengono prima della riservatezza dei dati privati dei cittadini europei, dunque viene meno la caratteristica di “approdo sicuro” che è alla base del trasferimento dei dati.

In altre parole, aziende come Facebook che conservano i dati dei cittadini in Europei nei propri server in Irlanda, possono trasferire tali dati nei propri server in America solo se gli USA ne garantiscono una protezione totale. Ma poiché secondo il ragionamento seguito dalla Corte UE, un USA la ragion di stato porta spesso le aziende Americane a dover disattendere le norme in materia di privacy a favore delle esigenze della sicurezza nazionale, i dati dei cittadini Europei non possono essere considerati adeguatamente protetti in America.

Il ragionamento è sottile ma rappresenta una dura presa di posizione dell’UE nei confronti del governo americano prima che nei confronti di colossi del calibro di Facebook, Google e Amazon.

Dunque è necessaria una revisione degli accordi che consenta di poter continuare il flusso dei dati, ma assicurandone un’adeguata protezione