Twitter salva i politici dalle figuracce

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Twitter corre in soccorso dei politici e blocca i cinguettii prima pubblicati e poi rimossi. Una mossa che eviterà a tanti parlamentari di cancellare con una spugna eventuali scivoloni social, anche se sono in molti ad avversare la decisione. D’ora in poi, dunque, un tweet non sarà archiviato all’infinito: lo ha deciso la direzione del social network statunitense che ha bloccato l’accesso ai propri server a servizi come Politwoops e Diplotwoops, che catalogano e archiviano i tweet pubblicati e poi cancellati dai parlamentari di tutto il mondo (inclusi Italia, Vaticano e Parlamento Europeo). Riassumendo: se un politico avrà pubblicato un messaggio sconveniente, cancellandolo poco dopo, non sarà più possibile recuperarlo tramite i servizi in questione.

Il processo avveniva tramite API, ossia un’interfaccia che consentiva a servizi terzi di collegarsi a Twitter ed effettuare salvataggi automatici di tweet. Da qualche giorno, questa procedura non sarà più consentita e le motivazioni sono spiegate in una nota dal social network:

“Immaginate quanto sarebbe stressante – addirittura terrorizzante – se i tweet fossero immutabili e irrevocabili. Cancellare un tweet è parte della libera espressione di chiunque usi il servizio: non ci sono utenti che hanno più diritti di altri”.

Insomma, dietro la decisione di Twitter c’è la necessità di garantire a tutti, anche ai politici, la possibilità di ravvedersi: chiunque può sbagliare, è il ragionamento, se poi si corregge tanto meglio. Una posizione che non è affatto piaciuta a Arjan El Fassed, direttore di Open State Foundation, associazione che si occupa delle versioni internazionali di Politwoops:

“I tweet dei politici eletti dai cittadini sono contenuti di pubblico interesse. Anche se vengono rimossi, fanno comunque parte della storia di un parlamento”.

Il rapporto di Twitter con Politwoops è stato controverso sin dal 2012 quando Sunlight Foundation aprì la versione americana del servizio: il social network prima bloccò le API, poi le sbloccò in seguito alle spiegazioni sul progetto e sul valore pubblico dell’operazione. A distanza di tre anni, però, sembra che il parere di Twitter sia nuovamente cambiato. In rete il dibattito è già partito: c’è chi ovviamente difende la scelta del social network che deve garantire a tutti la possibilità di ‘pentimento’ e chi invece parla di ‘regalo’ ai politici dalle sparate social facili.