Google brevetta un orsacchiotto per bambini

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Per ora è solo il brevetto 20150138333 ma ben presto potrebbe diventare un giocattolo intelligente prodotto addirittura da Google. La società di Mountain View ha infatti depositato un brevetto per un giocattolo, anzi per dirla come lo dice Google nella descrizione del suo brevetto:

“Una periferica antropomorfa, forse nella forma di un pupazzo o di un giocattolo, potrebbe essere configurata per pilotare uno o più media device”

Un giocattolo intelligente dunque e antropomorfo, ovvero dotato di caratteristiche simile a quelle umane. Uno di quegli oggetti appartenente all’Internet Of Things al quale tutti i grandi player del mercato guardano con attenzione.

L’orsacchiotto di Google sarebbe dunque una periferica antropomorfa in grado di reagire in modo intelligente a comandi vocali o ad indicazioni di movimento.

Dotato di telecamera, microfono, casse, sarebbe in grado di riconoscere il linguaggio naturale e reagire pilotando a sua volta altri device collegati alla rete. Ad esempio potrebbe essere sufficiente pronunciare qualcosa come “Hey, teddy, accendi la televisione” per ottenere l’effetto desiderato. L’orsacchiotto di Google potrebbe pilotare una playlist, cercare un’informazione su internet e così via. Il tutto con un aspetto piacevole e destinato al pubblico dei più piccoli.

In realtà Google è già in possesso di tutte le tecnologie per realizzare un giocattolo di questo tipo. Il riconoscimento della voce non è certo una novità, “Ok Google” è un tormentone ormai ben noto per chi interagisce con le periferiche di Mountain View attraverso la voce, allo stesso modo esistono già altre periferiche che reagiscono a stimoli vocali.

Quello che è interessante è il particolare campo di applicazione ed il fatto che un’azienda come Google potrebbe guardare a mercati come l’Internet Of Thing approcciandolo con l’occhio dei più piccoli.

D’altra parte la stessa Google ha dichiarato alla BBC:

“Alcune di queste idee possono poi maturare in prodotti reali, altre no. Il fatto di depositare un brevetto non necessariamente corrisponde all’annuncio di un nuovo potenziale prodotto”