Gli operatori europei potrebbero bloccare la pubblicità di Google

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È guerra aperta fra l’Europa ed i giganti tecnologici americani. Dopo le indagini dell’antitrust sul presunto monopolio di Google e quelle contro Facebook per la questione della privacy, questa volta sono le compagnie di telecomunicazioni europee a mettere i bastoni fra le ruote a Google, Microsoft, Yahoo e le altre grandi compagnie americane.

Oggetto del contendere è la pubblicità. I banner pubblicitari erogati da Google e dagli altri rappresentano la maggior fonte di guadagno per le grandi compagnie americane ma sostengono anche l’economia di molti editori.

Secondo quanto riportato dal Financial Times le compagnie di telecomunicazioni europee potrebbero presto bloccare l’erogazione dei banner provenienti dai giganti del web sulle periferiche mobile.

Addirittura uno fra gli operatori Europei avrebbe già installato sui propri apparati le tecnologie necessarie ad attuare il blocco. Si tratterebbe di un software prodotto da una compagnia israeliana chiamato Shine e che vanta partecipazioni di Horizon Ventures, fondo d’investimento del magnate cinese Li-Ka Sking, proprietario del gruppo di telecomunicazioni Hutchison Whampoa .

Si tratta per ora solo di voci, ma se il fenomeno si diffondesse si tratterebbe di una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti specialmente di Google. L’impatto sul mercato pubblicitario Europeo sarebbe assolutamente devastante. Milioni di piccoli editori utilizzano i banner di Google come fonte di sostentamento per il loro business e allo stesso modo Google utilizza gli editori per pubblicare le campagne promosse dagli investitori su Adwords. È un circuito “virtuoso” che, se spezzato, costringerebbe il mercato a ripiegare su fonti pubblicitarie alternative.

La domanda è se gli attori del mercato Europeo della pubblicità sarebbero in grado di sostenere la mole di traffico pubblicitario che è attualmente è nella dotazione di Google e se sarebbero altrettanto in grado di saldare puntualmente i compensi dovuti agli editori nello stesso modo in cui fa Google.

In ogni caso un evento del genere sarebbe certamente sottoposto ad azioni legali oltre che attaccare frontalmente il principio della neutralità della rete. Non è la prima volta che i giganti americani si trovano di fronte ad una tegola di questo tipo. Già in precedenza Google, Amazon, Microsoft erano dovuti scendere a patti con Adblock Plus per ottenere che i loro banner non fossero bloccati dal famoso software