Accordo fra Google e gli editori – The Digital News Initiative

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Troppe volte la rete Internet è stata accusata di produrre contenuti spazzatura e troppe volte l’accusa si è anche dimostrata veritiera. Google da tempo ha fatto evolvere il proprio motore di ricerca tendendo a premiare i contenuti di qualità migliore rispetto ad una determinata chiave di ricerca, eppure i contenuti inutili e spesso dannosi continuano a diffondersi a macchia d’olio in rete.

Mountain View è perfettamente cosciente che il futuro dell’informazione su Internet si basa sulla qualità dell’informazione che gli editori saranno in grado di produrre e sulla propria capacità tecnica di individuare i contenuti di maggiore qualità rispetto alla chiave ricercata.

Dall’altra parte del campo ci sono gli editori, i fornitori di notizie, tutti coloro che in una qualche misura partecipano alla costruzione dell’informazione digitale. Il rapporto fra Google e gli attori dell’informazione non è sempre stato idilliaco. Ognuno vorrebbe vedere il proprio sito occupare i primi posti nei risultati di ricerca, ognuno è pronto a puntare il dito contro Google quando questo non avviene.

In Spagna, Google si è vista costretta a chiudere uno dei propri prodotti di punta “Google News” sotto la pressione dei media che accusavano Google News di guadagnare attraverso il lavoro degli editori senza riconoscere a loro nessuna quota.

Il perché di tanto interesse da parte degli editori nei confronti di Google è presto detto: apparire nelle prime posizioni del motore di ricerca equivale ad ottenere maggior traffico sul proprio sito e di conseguenza maggiori introiti pubblicitari.

D’altra parte Google è alla disperata ricerca di contenuti di qualità, riconoscendo che il futuro dell’informazione digitale dipende dalla sua credibilità.

Da questo rapporto di reciproco bisogno e dalla volontà di colmare le incomprensioni che attualmente rendono tempestoso il rapporto fra Google e gli editori nasce il progetto “The Digital News Initiative”

The Digital News Initiative un progetto da 150 milioni di euro

The Digital News Initiative (DNI) si basa su un accordo di partnership fra Google e 8 grandi editori Europei che vede impegnate entrambe le parti nel supportare il giornalismo di qualità.

Sul sito di Google che promuove l’iniziativa si legge:

“L’obiettivo è incoraggiare e sostenere l’ecosistema dell’informazione — e promuovere l’innovazione nel giornalismo digitale — attraverso la collaborazione e il dialogo fra la tecnica e i produttori di notizie”

Seduti allo stesso tavolo ci saranno dunque da un lato Google, con tutto il suo carico di innovazione e tecnologia, dall’altro gli editori pronti a mettere sul piatto la loro capacità di produrre buona informazione. I due partecipanti formeranno dei gruppi di lavoro, pronti a trasferire parte delle loro conoscenze agli altri editori, startup, e altri soggetti che in un qualche modo tendono alla costruzione di un sistema credibile per l’informazione digitale.

Tutti i componenti mireranno a trovare soluzioni innovative, che coinvolgano a pieno titolo i nuovi media, le app, i video, il mondo del mobile e dovranno portare alla costruzione di un giornalismo digitale sostenibile.

The Digital News Initiative si baserà su un fondo di 150 milioni di euro messo a disposizione da Google  per rendere concreto il progetto. Gli 8 editori fra i founder dell’iniziativa contano nomi importanti nel panorama dell’informazione e fra gli italiani compare “La Stampa”. L’elenco completo è composto da:

  • Les Echos (Francia)
  • FAZ (Germania)
  • The Financial Times (UK)
  • The Guardian (UK)
  • NRC Group (Olanda)
  • El Pais (Spagna)
  • La Stampa (Italia)
  • Die Zeit (Germania)

Dalla teoria alla pratica

Chiunque sia in qualche maniera coinvolto nella gestione dell’informazione, ed in particolar modo gli editori, può iscriversi a DNI compilando la form all’indirizzo http://www.digitalnewsinitiative.com/join-the-dni/

Il programma sarà diviso in tre parti: “Product Development”, “Supporting Innovation” e “Training & Research”. Gli scopi perseguiti dai tre ambiti saranno leggermente diversi ma, nel complesso, l’obiettivo da perseguire sarà il costruire un meccanismo virtuoso che consenta di produrre quell’informazione di qualità che è necessaria sia a Google sia agli Editori.

Per la parte “Product Development” gli editori di piccole e grandi dimensioni saranno divisi in gruppi, ciascuno dei quali funzionerà da punto di raccordo per il dialogo su engagement dell’audience, advertising, video, app e Google News

“Supporting Innovation” sarà l’area in cui verranno investiti una buona parte dei 150 milioni di euro a disposizione del fondo. Google intende finanziare progetti che mostrino una seria capacità di innovazione nel campo dell’editoria digitale. Chiunque può fare domanda per entrare a far parte del programma inclusi startup, editori e singoli. Google attraverso un’apposita commissione stabilirà i criteri per l’ammissione al fondo.

l’area “Training & Research” sarà dedicata alla formazione. In questo caso Google metterà a disposizione tutta la sua esperienza per aiutare gli editori a fare crescere la propria capacità di produzione di informazione digitale. A disposizione degli editori ci saranno alcune fra le migliori organizzazioni di stampo editoriale mondiali fra cui l’European Journalism Centre, Center for Investigative Reporting, e Hacks/Hackers.

Infine all’interno dell’area Training & Research Google finanzierà la ricerca sul quadro attuale della situazione dei media producendo una versione espansa del Reuters Institute Digital report con l’obiettivo di individuare le modalità di fruizione delle notizie in 20 paesi Europei. Allo stesso modo investirà nella ricerca accademica e estenderà il programma “Google Journalism Fellowships” anche in Europa

 

Le critiche e il pregresso

Google naviga in cattive acque in Europa. La Spagna ha già tirato fuori una legge secondo cui gli editori avrebbero potuto riscuotere un equo compenso dagli aggregatori di contenuti di fatto costringendo Google ad oscurare Google News per gli ip spagnoli. L’Unione Europea ha recentemente formalizzato a Google un’accusa di posizione dominante in Europa nella quale in molti hanno visto un tentativo di ridimensionare la posizione del gigante dei motori di ricerca nel vecchio continente e fare guadagnare un po’ di spazio alla propria industria.

Con questo quadro appare evidente a molti che Digital News Initiative assomigli ad una sorta di Calumet della Pace offerto da Google all’Europa. Da un lato si tenta di portare gli editori a più miti consigli facendoli sedere intorno ad un tavolo per discutere di pubblicità, Google News, Video, App ed altri argomenti che possano portare ad un accordo e scongiurino altre derive come quelle della Spagna. Dall’altro lato si gettano sul piatto un bel po’ di quattrini per dare respiro alle casse non proprio florida di una stampa che non sempre a saputo mettersi al passo con l’era digitale.

The Digital News Initiative potrebbe dunque diventare il tavolo dell’accordo fra Google e l’Europa. Intanto però piovono le critiche dai grandi editori esclusi dal gruppo dei founder, vedi Axel Springer o Murdoch che già spingono per ottenre una poltrona al tavolo delle trattative e si chiedono perché sono stati invitati solo in un secondo momento. Infine rimangono le perplessità dei piccoli che si chiedono se i risultati del The Digital News Initiative non favoriranno i partecipanti all’iniziativa a sfavore di tutti gli altri