Facebook batte i telegiornali fra gli under 30

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Il 12° rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione fotografa, come fa ormai da molti anni, la mappa del consumo dei media e dell’informazione in Italia. L’evoluzione dei Social e la crescente diffusione di Internet soprattutto fra i più giovani danno luogo a quella che viene etichettata come la “disintermediazione digitale“.

Si conferma la tendenza degli utenti a saltare totalmente i tradizionali mezzi di diffusione dell’informazione: TV e Giornali, a favore della costruzione di un’informazione personalizzata andandola spesso a ricercare attraverso i social, Google, Youtube e gli altri mezzi di informazione digitale.

Nel 2015, aumenta il numero di utenti connessi ad Internet, facendo registrare un +7.4% rispetto al 2013 e raggiungendo la quota del 70.9%. Tuttavia solo il 5.2% si connette con banda ultralarga. L’85.7% degli under 30 utilizza uno smartphone e il 36.6% un tablet.

La televisione detiene ancora il 96.7% degli spettatori, ma crescono i social con 50.3% della popolazione iscritto a Facebook, il 42% utilizzatore di Youtube e il 10.1% iscritto a Twitter.

Una spaccatura fra giovani e anziani

L’Italia è tuttavia un popolo diviso in due con il 77.4% degli iscritti a Facebook sotto i 30 anni e il 72% degli under 30 iscritto a Youtube. Tra i giovani il 91.9% utilizza la rete mentre gli over 60 connessi sono appena il 27.8%. L’85.7% degli utenti delle nuove generazioni usa uno smartphone contro il 13.2% degli anziani.

La profonda divisione generazionale nell’utilizzo delle nuove tecnologie determina una diversa distribuzione del consumo mediatico, destinata inevitabilmente a cambiare totalmente nel tempo il peso dell’informazione tradizionale rispetto a quella distribuita attraverso Internet ed i social network.

Facebook più popolare dei telegiornali fra i giovani

Il rapporto Censis-Ucsi evidenzia come la totalità dei numeri veda ancora i telegiornali al primo posto fra le fonti di informazione più utilizzate con il 76.5% delle preferenze, seguiti dai giornali radio che detengono una quota del 52%, Google ed i motori di ricerca conquistano un 51.4%, le tv all news il 50.9% e Facebook l 43.7%.

La situazione cambia radicalmente se il campione statistico viene ristretto ai più giovani, in questo caso il primo posto viene occupato da Facebook con una quota del 71.1%, seguito da Google con il 68.7% e solo al terzo posto arrivano i telegiornali con un 68.5%, Youtube occupa un 53.6% mentre i giornali radio arrivano appena al 48.8% tallonati a brevissima distanza dalle app per smartphone con un 46.8%.

Si conferma il ciclo negativo della carta che fa registrare un -1.6% ad eccezione dei settimanali e dei mensili che non fanno registrare variazioni significative rispetto al periodo precedente.

Dove va la rete

Alla luce di questi numeri si possono anche comprendere meglio le mosse di alcuni grandi player del mercato digitale. Appare una mossa intelligente quella di Facebook di volere fare comparire nello stream il flusso delle notizie aggiungendo alla propria vocazione social anche quella di mezzo di diffusione dell’informazione. Con un aumento del 12.9% dei possessori di uno smartphone e il crescente numero di ricerche che avvengono attraverso il mobile appare anche più comprensibile la decisione di Google di voler forzare in una qualche misura i webmaster a rendere i loro siti compatibili con i device mobile, pena una diminuizione del rank nelle posizioni di ricerca.

Con questi numeri rimangono le perplessità di coloro che vedono nello scarso controllo della qualità dell’informazione in rete come il maggiore limite alla sua diffusione, al contrario dei sostenitori della capacità del singolo utente di costruirsi un’informazione personalizzata che tenga conto anche della credibilità e della reputazione dei diversi mezzi