La Legge di Moore dopo 50 anni è ancora attuale

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Il 19 Aprile 1965 l’allora 36enne Gordon Moore all’epoca a capo del settore ricerca e sviluppo della Fairchild Semiconductor scriveva sul magazine “Electronics” un articolo attraverso il quale osservava come il numero di componenti elettronici che formano un chip fosse raddoppiato ogni anno mentre rimaneva costante il costo di un singolo processore

Le previsioni di Moore restarono valide per circa 10 anni, nel 1975 il numero di transistor che componeva un chip era salito dai soli 60 del 1965 fino a 65.000. In quell’anno Moore effettuò una revisione al ribasso delle sue previsioni portandola ad un raddoppio ogni 2 anni e contemporaneamente fondò una piccola compagnia chiamata “Intel” che da li a breve sarebbe diventata l’azienda numero uno al mondo per la produzione di Chip.

La terza revisione di quella ormai universalmente nota come legge di Moore avvenne circa alla fine degli anni 90 quando l’arco di tempo in cui il numero di componenti all’interno di un singolo Chip è destinato a raddoppiare fu portato a 18 mesi.

La legge di Moore che proprio ieri ha compiuto 50 anni di vita è ancora oggi il metro di misura essenziale per qualunque azienda operi nel settore.

Le previsioni di Gordon Moore nel corso degli ultimi 50 anni in qualche modo sono state anche alla base dell’evoluzione della tecnologia. Se prima un computer occupava le dimensioni di una stanza, oggi un calcolatore con una potenza di calcolo incredibilmente maggiore occupa qualche cm di spazio. Nel 1965 un solo transistor poteva essere contenuto in un oggetto delle dimensioni di una biglia, oggi nello stesso oggetto si potrebbe arrivare comodamente a contenere circa 6.000.000 di transistor.

Gli analisti però prevedono che la legge di Moore debba essere ancora rivista entro il 2020 tenendo conto delle statistiche di crescita degli ultimi anni e dei costi necessari a fare avanzare la tecnologia tenendo conto dei limiti fisici del silicio. In altre parole sarà necessario spingersi alla ricerca di nuovi materiali e non tutti pensano che gli investimenti necessari per produrre chip sempre più veloci e performanti possano essere in linea con le esigenze del mercato.

Tuttavia ci sono anche pareri contrari, Steve Brown analista all’interno di Intel ha dichiarato a Wired come la legge di Moore in realtà metta in competizione le aziende con la loro volontà di progredire continuamente. Secondo Brown quelle di Moore non rappresentano una legge della natura ma più che altro un’aspirazione e un desiderio.

Secondo Brown quelle che per anni sono state considerate come leggi applicate all’evoluzione al progresso dei Chip devono essere applicate anche ad altri settori come la medicina, la genetica, l’alimentazione.

“Potremmo scoprire come creare più cibo, migliori condizioni di vita e connettere più persone insieme. Le leggi di Moore potrebbero essere la chiave per tutto questo” conclude Brown