Apple Music è già nel mirino delle autorità USA

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Apple Music è stato appena annunciato ed arriverà al grande pubblico solo a partire dal 30 Giugno, ma il nuovo servizio di streaming musicale di Apple è già sotto indagine per i suoi rapporti poco chiari con le case discografiche.

L’accusa per la verità non è nuova e già a Maggio si era diffusa la voce di un’attenzione da parte della Federal Trade Commission e del Dipartimento di giustizia americana per le eventuali pressioni che Apple avrebbe fatto sulle case discografiche affinché non concedessero le licenze d’utilizzo dei propri brani a servizi gratuiti.

Senza girarci troppo intorno è evidente che eventuali accordi del genere fra Apple e le case discografiche avrebbero avuto un effetto dannoso per i rivali di Apple Music che offrono servizi gratuiti, primi fra tutti Spotify e Youtube.

Sotto indagine in due stati

Oggi l’indagine delle autorità Americane assume i toni dell’ufficialità. Gli stati del Connecticut e di New York stanno indagando sui rapporti fra Apple e le case discografiche per accertare eventuali comportamenti scorretti della casa di Cupertino tesi a danneggiare i fornitori di servizi freemium, ovvero tutti quei servizi che offrono musica in streaming senza il pagamento di un abbonamento.

Già nel mese di Maggio si era diffusa la voce che Apple fra gli altri Universal Music Group offrendo un accordo commerciale in cambio del ritiro della musica sotto l’etichetta Universal da Youtube.

Due procuratori noti ad Apple

Ed è stata proprio Universal Music Group a confermare che la casa discografica sta cooperando con la autorità al fine di accertare eventuali illeciti. A guidare le indagini ci sono il procuratore generale di New York Eric T. Schneiderman e il procuratore generale del Connecticut George Jepsen. Due nomi non nuovi ad Apple, poiché si tratta degli stessi due procuratori che indagarono a suo tempo sugli accordi fra Apple e le case editrici per il prezzo degli eBook. Indagine che terminò con un patteggiamento e una multa di 450 milioni di dollari.

La lettera di Universal Music Group

In una lettera dell’8 Giugno 2015 di Universal Music Group indirizzata ad Eric J. Stock a capo del dipartimento antitrust e pubblicata sul sito dell’ufficio del procuratore Eric T. Schneiderman si legge:

“Siamo a conoscenza del fatto che i Procuratori Generali dello stato di New York e del Connecticut stanno conducendo un’indagine congiunta sull’industria della musica in streaming. Siamo a conoscenza che l’indagine è tesa ad accertare se gli attori dell’industria musicale stiano cercando di agire in modo collusivo per restringere la competizione fra i servizi musicali in streaming, in particolare se stiano lavorando insieme per sopprimere la disponibilità verso i consumatori di servizi di musica free, on-demand, supportati dalla pubblicità come quelli offerti da Spotify e Youtube.”

Dunque UMG conferma ufficialmente l’esistenza di un’indagine tesa ad accertare eventuali collusioni fra i partecipanti all’industria musicale nel tentativo di eliminare i servizi freemium e cita apertamente Spotify e Youtube come possibili vittime di un azione di questo tipo.

Più avanti nella stessa lettera Universal Music Group spiega di non avere accordi con altre case discografiche come Sony Music Entertainment o Warner Music Group per limitare la diffusione dei servizi freemium e continua:

“Allo stesso modo UMG non ha nessun accordo con Apple Inc. (i) per impedire la disponibilità a terze parti di servizi free di musica in streaming supportati dalla pubblicità o accordi che limitano, restringono o impediscano a UMG di fornire licenze della musica del proprio catalogo a qualunque terza parte che offra servizi di musica in streaming su nessun tipo di condizione che UMG può scegliere. Ne UMG intende sottoscrivre alcun accordo di questo tipo”

Apple per ora non ha rilasciato dichiarazioni su quanto sta avvenendo.

Spotify guarda avanti

Nel frattempo Spotify pubblica un post dal titolo “20 Milioni di Ragioni per dire Grazie” in cui annunica di avere raggiunto 20.000.000 di abbonati e 75.000.000 di utenti attivi quasi raddoppiando totalmente le cifre del 2014 che facevano registrare 10.000.000 di abbonati e 40.000.000 di utenti attivi.

E non nello stesso post Spotify sembra volere indirettamente aggiungere il proprio punto di vista verso i possibili accordi sotto-banco per sopprimere i servizi in streaming e scrive:

“Sempre più persone in ascolto su Spotify significa più pagamenti per i creatori della musica che amate. Mentre cresciamo, cresce anche più velocemente che mai, l’ammontare dei canoni che paghiamo ad artisti, autori, detentori dei diritti. Al momento dobbiamo pagare più di 3 miliardi di dollari in royalties di cui 300 milioni per i primi tre mesi del 2015 – e questo è un bene per la musica, un bene per gli apassionati di musica…ed è un bene per i produttori di musica”

Solo qualche giorno prima, Daniel Ek, CEO di Spotify non era stato altrettanto sottile nel commentare l’arrivo di Spotify ed aveva twittato: “Oh Ok.” per commentare l’arrivo di Apple Music, un po’ come dire che l’arrivo di Apple Music non è poi gran cosa per Spotify