Il Boss di Megaupload propone una chat a prova di spioni

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Vi ricordate Kim Dotcom? Lo avevamo incontrato mentre intercedeva presso Lizard Squad per fare cessare il DDos contro Playstation Network e Xbox Live. Per chi non conoscesse il personaggio, si tratta del fondatore di Megaupload noto sito di file hosting messo a tacere dagli Stati Uniti e al centro di innumerevoli controversie legali.

Kim Dotcom dopo essere tornato recentemente alla ribalta attraverso l’eco dell’evento legato al down di PSN e Xbox Live ha fatto parlare di nuovo di se per avere lanciato via twitter un invito a provare “Megachat”, servizio di chat, videochiamate, trasferimento file, completamente criptato e a prova di qualunque tipo di intercettazione.

Sicuramente un servizio del genere potrebbe fare un bel po’ di paura a case cinematografiche, produttori di software e case discografiche che già avevano individuato in MegaUpload una discreta fonte di problemi.

È anche vero che l’opera di Kim Dotcom va vista anche nel contesto americano dove lo scandalo WikiLeaks ed il sospetto dell’esistenza di un uso abbastanza frequente di un sistema di intercettazione governativo operante alle spalle di tantissimi cittadini, anche comuni, hanno minato alla radici la certezza della privacy per gli utenti, che dunque hanno per questo tema una sensibilità molto elevata.

Tuttavia i servizi di Kim Dotcom e soci operano in un mercato globale così che è difficile capire dove siano totalmente leciti ed offrano ad utenti onesti e senza secondi fini un riparo contro occhi indiscreti e dove invece consentano lo stesso riparo a chi utilizza questi servizi in modo illecito.

In ogni caso Kim Dotcom tanto per aggiungere un altro po’ di pepe ad una polemica già delicatissima ha anche lanciato una seconda proposta: “E se venisse formata una community di controspionaggio che agisca nei confronti delle fonti governative che minano i diritti dei cittadini?”

Una proposta più che provocatoria, considerando anche i rapporti non esattamente idilliaci di Kim Dotcom con il dipartimento di giustizia americana

Foto by thierry ehrmann (CC BY 2.0)